Le partecipazioni inglesi in Italia sono concentrate a Milano, Roma e Genova. In particolare, il capoluogo lombardo è il più esposto alle conseguenze della Brexit poiché destinataria della fetta più grossa delle partecipazioni inglesi. A Milano, infatti, i capitali di Londra generano il 43% di tutti i ricavi fatturati in Italia. Sommando anche quelli della Brianza e della zona Bergamasca, la Lombardia beneficia della metà di tutti i ricavi ottenuti grazie agli investimenti inglesi.
Se, a causa di qualche complicazione di carattere burocratico-legale, la capacità di Londra di investire all’estero dovesse essere ridotta, l’economia lombarda sarebbe quella a risentirne maggiormente.
Le partecipate inglesi in Italia assicurano 29 miliardi di euro di fatturato annuo e sono circa 2.150, su 9.367 imprese a partecipazione straniera nel nostro Paese, quelle a capitale inglese sono il 23%.
Al secondo posto c’è Roma che beneficia del 17,7% degli investimenti inglesi e ospita circa 344 imprese, per lo più real estate e costruzioni. Al terzo posto c’è Genova, sede di oltre 344 aziende partecipate, per la maggioranza uffici.
Nella lista delle città italiane che usufruiscono di investimenti inglesi c’è anche Chieti che, nonostante la limitata presenza di imprese (solo 7) a partecipazione inglese, è la sesta provincia italiana per ricavi generati grazie ai capitali d’investimento britannico, 445 milioni per la manifattura di prodotti minerali, 200 milioni per i trasporti, per un totale di 750 milioni di entrate all’anno. Anche Verona e Siena occupano una posizione rilevante. La prima ospita 42 imprese partecipate capaci di generare un fatturato annuo di oltre un miliardo di euro (700 milioni solo il commercio all’ingrosso), la seconda è la provincia toscana con la più alta presenza di capitali inglesi, quasi tutti nel settore farmaceutico.