A fronte di un incremento medio mensile dello 0,1%, il tasso tendenziale d’inflazione ha segnato -0,4% (-0,3% a maggio). Su 19 capoluoghi rilevati dall’Istat, 12 risultano in deflazione.
La discesa dei prezzi più marcata è a Milano, con un -1% su base annua (a fronte del rincaro mensile dello 0,2%), seguita da Torino con -0,9%. Questo dato risulta particolarmente grave in quanto significa che i due capoluoghi del nord hanno dovuto ridurre le spese, nonostante siano quelli con il reddito disponibile tra i più alti in Italia e che
I prezzi più caldi risultano, invece, a Venezia che registra +0,6%, probabilmente grazie alla stagione turistica. L’incremento mensile più elevato è stato registrato a Trento, con un +0,9%.
Questo fenomeno deflazionistico è riconducibile all’ampio calo dei prezzi dei beni energetici (-7,5% rispetto a giugno 2015), sebbene meno intenso di quello registrato a maggio. Al netto di questi beni, infatti, l’inflazione resta positiva e pari a +0,4% (a maggio era +0,5%).
La flessione più elevata si è verificata nel settore dei trasporti a causa dei carburanti (-2,3%); i rincari più elevati hanno interessato alcolici e tabacchi (+2,1%).
In tensione anche istruzione e comunicazioni con un +1,2% su base annua; gli alimenti, nel complesso, rimangono positivi con una lieve crescita del +0,2%. Per quanto riguarda il carrello della spesa, i prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto sono aumentati dello 0,4% in termini congiunturali e sono diminuiti dello 0,2% in termini tendenziali (-0,6% il mese precedente).
Al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici l’inflazione rallenta e si porta a quota +0,5% (dal +0,6% di maggio), mentre l’inflazione acquisita per il 2016 è pari a -0,2% (-0,3% a maggio).