Oltre 4 miliardi di persone connesse a Internet entro il 2020, con un traffico dati triplicato rispetto a quello attuale. Il mondo sta entrando nell’era degli Zettabyte: di qui a quattro anni in rete si muoveranno annualmente 2,3 ZB. Per immagazzinare questa mole di informazioni servirebbero cioè 2,3 miliardi di hard disk da un Terabyte. Memoria che conterrebbe per la maggior parte dei file in formato video, che nel 2020 rappresenteranno l’82% dell’intero traffico in Rete.
È questa la previsione contenuta nel Cisco Visual Networking Index complete forecast update 2015-2020, uno studio degli scenari futuri di Internet realizzato dal colosso americano dell’IT. Oggi sono 3 miliardi le persone che hanno accesso alla rete, ma entro il 2020 saranno 4,1. Una crescita legata anche all’aumento del numero di dispositivi connessi, che aumenteranno dai 16,3 miliardi attuali fino a raggiungere i 26,3. Di qui a quattro anni, in altre parole, ogni essere umano sulla Terra avrà a disposizione in media 3,4 apparecchi in grado di connettersi alla Rete. Significativo, da questo punto di vista, l’impatto dell’Internet of things: che siano telecamere, contatori o device per il monitoraggio per la salute, questi apparecchi raggiungeranno i 12,2 miliardi di esemplari nel 2020.
Un altro fattore, come detto, è rappresentato dai video: secondo le previsioni Cisco VNI, tra quattro anni ogni mese verranno visualizzati filmati per un totale di tre trilioni di minuti, ovvero cinque milioni di anni di video visti ogni trenta giorni. Già oggi il segmento video rappresenta il 68% dell’intero traffico Internet, ma da qui al 2020 si raggiungerà l’82%.
Il traffico Ip globale passerà dagli attuali 72,5 exabyte al mese fino a toccare i 194,4 nel 2020. È così che si arriverà ad un volume di dati annuale di 2,3 ZB, che equivalgono a 12 ore di musica in streaming pro capite al giorno. Per supportare questa mole di informazioni saranno ovviamente necessarie infrastrutture più performanti. E appunto Cisco stima un raddoppio della velocità della banda larga a livello globale dagli attuali 24,7 Mbps fino a 47,7. L’era degli Zettabyte sarà anche quella che vedrà il tramonto dei personal computer in favore degli smartphone: entro il 2020 questi ultimi rappresenteranno il 30% dell’intero traffico dati, contro il 29% dei più tradizionali pc.
Un incremento favorito anche dallo sviluppo degli hotspot Wi-Fi, per i quali il VNI prevede un aumento di sette volte rispetto al numero attuale. Si passerà in altre parole dagli attuali 64 milioni di punti per connettersi alla rete senza fili ai 432 milioni del 2020. Una crescita trainata soprattutto dalla diffusione degli home spot, che saliranno da 57 a 423 milioni. Il risultato è che tra quattro anni la metà dei dati che viaggiano in rete passerà attraverso una connessione Wi-Fi.
Questo lo scenario globale. E quello italiano? Oggi il traffico dati mensile nel Belpaese si misura ancora in Petabytes, ma da qui al 2020 i provider dovranno iniziare a ragionare in Exabytes: 2,6 quelli che saranno scaricati ogni mese nel giro di quattro anni da ora. Detto diversamente: oggi ogni italiano scarica qualcosa come 14 Gigabytes l’anno, ma nel 2020 la quota toccherà i 44 Gigabyte.
Un incremento che dovrà innanzitutto portare le compagnie telefoniche a rivedere i parametri delle proprie offerte: la quota di traffico mobile raddoppierà, passando dall’attuale 8% del totale al 15%, con una velocità che passerà dagli attuali 7 Mbps a 10. Anche per le connessioni fisse la previsione è quella di una crescita da 6,8 a 17,3 Mbps.
Una “potenza” che sarà principalmente utilizzata per la visione di video, confermando in questo senso un trend globale, che nel 2020 rappresenteranno il 79% del traffico totale, contro l’attuale 62%. Come a dire che ogni secondo che passa saranno visualizzati poco meno di 17 mila minuti di filmati. Anche il gaming è destinato a crescere, con un aumento annuale del 51%: tra quattro anni i giocatori genereranno un traffico mensile di 2 Exabyte, contro gli attuali 454 Petabyte.
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Traffico maggiore e reti più veloci saranno una diretta conseguenza dell’aumento dei device connessi. Già oggi ogni italiano ha a disposizione 4,6 apparecchi in grado di connettersi alla rete. Ma, secondo Cisco, questa quota è destinata quasi a raddoppiare nel 2020, quando i device collegati a Internet saranno 8,1 a testa, per un totale di 482 milioni tra smartphone, tablet e computer. Oltre all’Internet delle cose, che da sola rappresenterà 316 milioni di apparecchi connessi.
Mentre per quanto riguarda il sorpasso degli smartphone sui pc, si tratta di un’eventualità che in Italia si declina già al passato. Già oggi ci sono 40,1 milioni di telefoni collegati a Internet a fronte di 21,5 milioni di pc. Ma se il numero di questi ultimi è destinato a rimanere stabile, quello degli smartphone crescerà ancora fino a raggiungere i 65 milioni. Ovvero più di uno per ogni cittadino, neonati compresi. Il caro vecchio personal computer dovrà così cominciare a guardarsi le spalle dai tablet, che saliranno da 12,8 a 16,3 milioni. Anche in Italia, insomma, nell’era dello Zettabyte non c’è più spazio per mouse e tastiera.