La riforma delle partecipate arriva al traguardo dell’adozione definitiva senza modifiche di sostanza ai parametri scritti per dividere le società pubbliche che possono continuare a operare da quelle destinate invece a chiusura, privatizzazione o aggregazione. Sul tavolo del Cdm, invece, non arriva la riforma dei dirigenti, ancora al centro delle discussioni all’interno del governo e dell’alta burocrazia ministeriale soprattutto dopo che il testo aveva perso la clausola di salvaguardia per i direttori generali (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). Lo slittamento trascina con sé anche gli altri decreti alla prima lettura, su camere di commercio ed enti di ricerca: se ne riparlerà il 25 agosto. Nel capitolo dei rinvii va inserito in realtà anche un decreto approvato ieri in via definitiva, quello che riforma il Codice dell’amministrazione digitale: il suo primo effetto concreto è infatti quello di cancellare nei fatti la scadenza di domani, data a partire dalla quale anche gli enti locali avrebbero dovuto abbandonare la carta nella creazione dei propri atti, e di rimandare il tutto a data da destinarsi, quando saranno pronte le nuove regole tecniche. Nel frattempo, quindi, l’amministrazione digitale può attendere.