Una detassazione dei premi di produttività più «pesante», che potrebbe salire, nel 2017, dagli attuali 2mila euro (2.500 in caso di partecipazione «paritetica» nell’organizzazione del lavoro) a 3-4mila euro; coinvolgendo anche quadri e una parte della dirigenza non apicale, con l’ipotesi di “allargare” pure il limite di reddito da lavoro dipendente ammissibile per beneficiare delle somme incentivanti, dai 50mila euro, oggi in vigore, a 70-80mila euro lordi l’anno.
Dopo la doccia fredda dei giorni scorsi dei dati Istat, che hanno mostrato lo stop della crescita nel secondo trimestre dell’anno, i tecnici del governo stanno accelerando sul capitolo “rilancio della produttività”, in vista delle misure selettive da inserire nella prossima manovra di bilancio anche alla luce del negoziato sulla flessibilità in corso con l’Europa. Sul fronte lavoro, l’idea allo studio dell’esecutivo, rilanciata il 7 agosto su questo giornale dal sottosegretario a palazzo Chigi, Tommaso Nannicini, è quella di rafforzare gli incentivi sui premi di risultato, nell’ottica di implementare la contrattazione decentrata per migliorare competitività e salari.