Un deficit aggiuntivo di 13-14 miliardi di euro è quello previsto dall’ultima modifica del Def, annunciato martedì sera (27 settembre 2016) dal governo. Un tendenziale che lima all’1,6% il rapporto fra deficit e Pil per il prossimo anno, con un extradeficit da mettere in campo nel 2017 per raggiungere il livello sostanziale del 2,4%. A oggi, in realtà, questo approdo non è scontato. Occorre ottenere dal Parlamento l’autorizzazione a chiedere in Europa lo 0,4% aggiuntivo rispetto a quanto indicato nella nota di aggiornamento di aprile. Una richiesta motivata da due fattori: il fenomeno dei migranti e il sisma. Ma su entrambi la partita appare ancora aperta.
Il dato finale sulla pressione fiscale conferma la discesa al 42,6%, mentre per l’anno prossimo si stima la risalita di un decimale. Il Governo conta però di determinare un ulteriore alleggerimento del peso delle tasse con le misure previste in manovra, che dovrebbe valere lo 0,5% di Pil per centrare l’obiettivo del 2017.
Un’altra voce è quella del deficit strutturale, che anche nel prossimo anno resta all’1,2%, senza scostamenti rispetto al livello attuale. La discesa inizierà dal 2018 per arrivare allo 0,2% (pareggio di bilancio) nel 2019.
Il quadro delineato ha ottenuto la convalida dell’Ufficio parlamentare di bilanco, che però vede rischi sulla realizzazione delle previsioni per il 2018-2019.