La metà delle merci sul mercato europeo viaggiano per mare. Nel solo 2015 il 53% dei beni importati è arrivato via mare. Mentre è stato imbarcato il 48,1% dei prodotti realizzati un Europa e venduti sui mercati extra-Ue. L’Italia è uno dei protagonisti principali del settore, anche se il porto più importante per quantità di merci in transito è quello di Rotterdam, in Olanda.
I dati arrivano da un focus realizzato da Eurostat in occasione del World Maritime day. Numeri che sottolineano la centralità del trasporto via nave nell’ambito dell’economia globale. E permettono di comprendere il ruolo di opere come il raddoppio del canale di Suez, inaugurato lo scorso agosto. Solo nel 2015, secondo l’istituto europeo di statistica, nei porti europei sono passate 1 miliardo e 750 milioni di tonnellate di merci.
Il primo aspetto da sottolineare è legato al fatto che l’Europa importa una quantità di prodotti pari due volte e mezza quella che esporta. Il caso più eclatante è quello olandese: nei porti “arancioni” nel 2015 sono arrivate poco meno di 250 milioni di tonnellate di merce, pari a un quinto del totale continentale. E ne sono partite appena 64 milioni. Lo si vede dal grafico, dove l’import è rappresentato dalla barra azzurra più larga, l’export da quella blu più stretta.
Il grafico mostra le tonnellate di merce in transito nei porti di ciascuna nazione. Il ‘peso’ delle merci importate è rappresentato dalla barra azzurra più larga, quello delle esportazioni dalla barra blu più stretta.
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L’Italia è il secondo maggior importatore con 157 milioni di tonnellate di merci arrivate nei suoi porti. Mentre sul fronte delle esportazioni si piazza al quarto posto, dietro a Spagna, Olanda e Germania. Tradotto in euro, a livello europeo il risultato è quello di una bilancia commerciale negativa, con una differenza di 55 miliardi di euro tra i 971 miliardi di import e gli 866 di export.
Situazione che sarebbe ancora più negativa se non fosse per le aziende tedesche. La locomotiva d’Europa guida infatti il continente anche quando si passa dai “binari” al mare aperto, con una bilancia commerciale che nel 2015 si è chiusa con un saldo positivo pari a poco meno di 119 miliardi di euro. Anche l’Italia contribuisce, seppur in maniera decisamente minore, a risollevare le sorti del commercio marittimo europeo. Lo scorso anno nei porti italiani sono arrivate merci per poco meno di 102 miliardi di euro e ne sono partite per un valore pari a più di 104 miliardi. Il risultato è un saldo positivo di circa 2 miliardi e mezzo di euro.
Il grafico mostra il valore in euro delle merci in transito nei porti di ciascuna nazione. Il valore dell’import è rappresentato dalla barra azzurra più larga, quello dell’export dalla barra blu più stretta.
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Guardando ai singoli porti, si può notare come i principali si affaccino sul mare del Nord. È qui infatti che si concentrano quelli che, nel corso del 2014, hanno visto transitare la maggior quantità di merci. Sotto questo profilo il più importante è come detto quello di Rotterdam, dove due anni fa sono passati 421 milioni di tonnellate di merci. Una quota che rappresenta, da sola, circa il 25% dell’intero trasporto marittimo europeo.
La mappa mostra i principali porti europei per tonnellate di merci in transito. Il cerchio rosso è tanto più grande tanto più alta è la quantità di merci in transito, sia in arrivo che in partenza.
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Sono tre i porti italiani inseriti da Eurostat nell’elenco dei più importanti. Si tratta di Trieste, Genova e Taranto, rispettivamente con 47, 43 e 23 milioni di tonnellate di prodotti mosse nel 2014. Tutti insieme non arrivano ad un terzo delle merci transitate nel porto della seconda città d’Olanda. Che però, nonostante tutto questo movimento, ha chiuso la bilancia commerciale del 2015 con un saldo negativo per oltre 97 miliardi. Come a dire che non conta solo quanti prodotti passano da un porto. Ma anche di che cosa si tratta. E, soprattutto, in che “direzione” vanno.