Una doppia domanda all’Inps. La prima per chiedere la certificazione del «diritto all’Ape» e la seconda per passare all’attivazione dell’«anticipo finanziario a garanzia pensionistica» e fare, contemporanemante, domanda per la pensione vera e propria.
Parte da qui il percorso per procurarsi il prestito-ponte che in via sperimentale potrà essere chiesto dal prossimo mese di maggio fino alla fine del 2018, quando il Governo deciderà se rendere o meno strutturale questo canale di uscita dal mercato del lavoro auto-finanziata o di “finanziamento integrativo” per lavoratori che scelgono di rimanere attivi magari con un impiego part-time (questa opzione dovrebbe essere possibile in quanto nel disegno di legge di Bilancio non c’è incompatibilità tra lavoro e Ape volontaria). Un sentiero che non cambia se si vuole ottenere, al posto dell’Ape volontaria, la cosiddetta Ape d’impresa, cui si accederà a valle di un’accordo sindacale e che prevede il pagamento di contributi aggiuntivi a carico del datore di lavoro o degli enti bilaterali o dei fondi di solidarietà categoriali in modo da incrementare l’importo dell’assegno previdenziale.