Che cosa è successo all’America? Come è possibile che Donald Trump possa piacere a metà dell’elettorato a stelle e strisce?
Sarebbe tranquillizzante pensare che la sua ascesa sia il frutto di circostanze fortuite di un processo selettivo andato in tilt. E soprattutto che basti la vittoria di Hillary Clinton perché quell’incubo sia scacciato per sempre. Ma sarebbe sbagliato. La realtà è che, comunque vada a finire martedì, quell’elettorato arrabbiato, isolazionista e in buona parte anche xenofobo rimarrà in campo. Perché non è il risultato, bensì la causa del successo di Trump.
Parliamo di milioni di persone di classe sociale e istruzione medio-bassa. E di razza bianca. Quella che negli anni 30 si usava chiamare la working class e che dagli anni 50 è diventata la middle class. Insomma la categoria di americani medi messa al tappeto dall’uno-due subìto con il simultaneo avvento della deindustrializzazione e del “diverso” – messicano o afroamericano, femminista o transgender – che ha raggiunto l’apice dell’intollerabilità con l’elezione alla Casa Bianca del figlio di un keniota.