Germania (+2.7%), Francia (+2.2%), Regno Unito (+3%) e Spagna (+4.4%) trainano l’export di tessile-moda made in Italy, che nei primi sette mesi dell’anno ha accelerato la marcia (+2.2% per 9,7 miliardi di euro). Ma sui mercati extraeuropei si è acceso il semaforo rosso (-1.6%) e in particolare negli Stati Uniti (-6.2%): una decisa inversione di rotta rispetto al 2015, quando il mercato statunitense – primo extra-Ue per il settore – aveva messo a segno una crescita a doppia cifra.
Nel complesso le vendite all’estero gennaio-luglio della moda made in Italy si chiudono a +0.5%, mentre era il 2% nel primo semestre. Lo scenario resta seminato di incertezze. Innanzitutto le incognite legate alla politica commerciale della nuova presidenza americana, insieme con gli effetti della Brexit. Ma anche un cambiamento decisivo delle modalità di consumo, con il deciso impulso degli acquisti online.
Il sistema moda italiano attende ora il Pitti Uomo, che nell’edizione invernale di gennaio toccherà il record di collezioni presentate (1.220 marchi per il 44% esteri), per avere la temperatura di quello che sarà il futuro prossimo del settore. L’obiettivo di questa edizione è di attrarre circa 24.000-25.000 compratori internazionali.