Al netto di un export quasi dimezzato, l’Italia resta il secondo partner commerciale della Russia in Europa (dopo la Germania) e il quarto a livello mondiale.
Sono stati anni difficili per le vendite del made in Italy, a causa del crollo del prezzo del petrolio e il conseguente deprezzamento del rublo e delle sanzioni Ue-Russia. Siamo passati da 10 miliardi di euro del 2013 (+7% sul 2012), ai 9,5 miliardi del 2014 (-11% sull’anno prima), sino ai poco più di 7 miliardi dell’anno scorso (-25% solo sul 2014). Anche per quest’anno il segno dovrebbe mantenersi negativo: 6,5 miliardi di euro, cioè -8% sull’anno precedente.
I settori più colpiti sul lato delle esportazioni sono il chimico (-84,2% rispetto al 2014), i macchinari (-51,5%) e la farmaceutica (-46,3%). È invece in crescita l’export di gomma e plastica (+163,6%), metallurgia (+18,2%), mezzi di trasporto (+9,1%) e legno, carta e stampa (+7,9%). Segno negativo costante sul fronte delle importazioni.
Ma si attende un inversione di rotta per il 2017. Le imprese italiane stabilmente presenti in Russia sono oltre 400 di cui circa 70 con stabilimenti produttivi. E la Russia è il primo mercato di destinazione del lusso italiano tra i paesi emergenti (circa 3 miliardi di euro): gioielli, alta moda e top design che non risentono particolarmente del rublo debole.