Nel 2015 in Europa più di 25 milioni di minori erano a rischio di povertà o di esclusione sociale. E lo erano in misura maggiore quanto più era basso il titolo di studio conseguito dai loro genitori. A dirlo è Eurostat che, in occasione della Giornata mondiale dei diritti del bambino che si celebra il 20 novembre, ha diffuso un rapporto sul tema.
Secondo i dati dell’istituto europeo di statistica, c’è una relazione tra il titolo di studio di mamma e papà e il rischio di povertà per i minori. A livello di Unione, il 65,5% dei figli di genitori con un livello di educazione basso è a rischio povertà. Percentuale che scende al 30,3% se il titolo di studio è medio e al 10,6% se è alto.
In Italia la situazione è sostanzialmente in linea con la media europea. Si passa da un 64% di rischio povertà per i figli di genitori con un livello di educazione basso, al 30% se è medio fino all’11,6 se il titolo di studio è alto. Lo si vede nel primo dei tre grafici che compongono l’infografica. Il filtro in alto a destra permette di scegliere il Paese per il quale si vogliono visualizzare i dati.
Più in generale, nel 2015 in Europa un minore su quattro viveva in una situazione a rischio di povertà o di esclusione sociale. Con percentuali che oscillano dal 14% della Svezia fino al 46,8% della Romania. L’Italia si posiziona nella parte più alta della classifica, con un 33,5% di under 18 che si trova in questa situazione. Detto altrimenti, questa problematica riguarda un minorenne su tre.
Se dalle percentuali si passa ai numeri assoluti, la situazione è ancora più pesante. Con 3 milioni e mezzo di bambini e ragazzi che vivono a rischio di povertà, l’Italia è il secondo Paese europeo in questa classifica non certo lieta. Al primo posto c’è il Regno Unito, con poco meno di 4 milioni. Se insomma domenica si celebra la giornata dei diritti del bambino, c’è ancora molto da fare per riuscire a tutelare quelli di tutti.
Nel 2015 in Europa più di 25 milioni di minori erano a rischio di povertà o di esclusione sociale. E lo erano in misura maggiore quanto più era basso il titolo di studio conseguito dai loro genitori. A dirlo è Eurostat che, in occasione della Giornata mondiale dei diritti del bambino che si celebra il 20 novembre, ha diffuso un rapporto sul tema.
Secondo i dati dell’istituto europeo di statistica, c’è una relazione tra il titolo di studio di mamma e papà e il rischio di povertà per i minori. A livello di Unione, il 65,5% dei figli di genitori con un livello di educazione basso è a rischio povertà. Percentuale che scende al 30,3% se il titolo di studio è medio e al 10,6% se è alto.
In Italia la situazione è sostanzialmente in linea con la media europea. Si passa da un 64% di rischio povertà per i figli di genitori con un livello di educazione basso, al 30% se è medio fino all’11,6 se il titolo di studio è alto. Lo si vede nel primo dei tre grafici che compongono l’infografica. Il filtro in alto a destra permette di scegliere il Paese per il quale si vogliono visualizzare i dati.
Più in generale, nel 2015 in Europa un minore su quattro viveva in una situazione a rischio di povertà o di esclusione sociale. Con percentuali che oscillano dal 14% della Svezia fino al 46,8% della Romania. L’Italia si posiziona nella parte più alta della classifica, con un 33,5% di under 18 che si trova in questa situazione. Detto altrimenti, questa problematica riguarda un minorenne su tre.
Se dalle percentuali si passa ai numeri assoluti, la situazione è ancora più pesante. Con 3 milioni e mezzo di bambini e ragazzi che vivono a rischio di povertà, l’Italia è il secondo Paese europeo in questa classifica non certo lieta. Al primo posto c’è il Regno Unito, con poco meno di 4 milioni. Se insomma domenica si celebra la giornata dei diritti del bambino, c’è ancora molto da fare per riuscire a tutelare quelli di tutti.