L’Italia è scesa di una posizione, ma rimane comunque saldamente nel gruppo dei Paesi con la pressione fiscale più elevata. È quanto emerge dal rapporto dell’Ocse sul 2015, che vede il nostro Paese in sesta posizione (la stessa della Svezia) con una tassazione complessiva pari al 43,3% del Pil, alle spalle di Danimarca (al 46,6%), Francia (45,5%), Belgio (44,8%), Finlandia (44%) e Austria (43,5%). Nel 2014 eravamo quinti, davanti all’Austria. Lo scenario rimane quindi più o meno inalterato.
Ma la buona notizia è che abbiamo perso una posizione perché in Italia la pressione fiscale è leggermente scesa (rispetto al 43,7% del 2014 e a maggior ragione al picco del 44% del 2013). Mentre la media dei Paesi Ocse registra un leggero aumento, dal 34,2% al 34,3%, il livello più alto dal 1965, quando l’Ocse ha iniziato a realizzare queste statistiche comparate. Un risultato, quello italiano, che ci consente di far parte della ristretta lista di Paesi che l’anno scorso hanno registrato una riduzione della pressione fiscale: sono stati solo 7, mentre 25 l’hanno aumentata.Tra questi ultimi ci sono gli Stati Uniti, dove il livello complessivo di tassazione è salito dal 25,9 al 26,4% del Pil (non lontani ormai dal livello pre-crisi e cioè dal 26,7% del 2007). Anche se gli Usa rimangono saldamente in coda alla lista dei Paesi con la maggiore pressione fiscale. Sono infatti quintultimi, seguiti solo da Corea, Irlanda, Cile e Messico.
Articolo del Sole 24 Ore del 1 dicembre 2016