Le città del nord sono più sensibili al tema della mobilità sostenibile. Con la sola eccezione di Firenze e Cagliari, sono solo capoluoghi di provincia dell’Italia settentrionale ad avere sia car che bike sharing, zone 30 e parcheggi di scambio per in pendolari che possono così lasciare l’auto e affidarsi al trasporto pubblico.
Sono questi i quattro parametri censiti dall’Istat nel suo ultimo rapporto sull’ambiente urbano. Intanto, i mezzi in condivisione. Se il bike sharing è diffuso più o meno a tutte le latitudini, anche se in Calabria, Basilicata e Abruzzo non c’è un capoluogo che l’abbia sviluppato, il car sharing è una questione settentrionale. È possibile prendere un’auto a noleggio in tutte le città della Lombardia e del Trentino Alto-Adige, così come nelle principali realtà di Veneto ed Emilia Romagna e nei capoluoghi di Piemonte e Liguria. Scendendo verso Sud ecco Firenze e Prato, poi Roma, quindi il deserto. A meno di imbarcarsi e arrivare a Cagliari e Palermo.
Più diffuso, invece, l’utilizzo delle zone 30, aree della città in cui vige il limite di velocità di 30 chilometri orari. E lo stesso vale per i parcheggi di scambio dedicati ai pendolari. Tutto questo è visibile sulla prima pagina dell’infografica: i quadrati verdi sulla mappa indicano che un servizio è presente, le croci rosse che è assente. Agendo sul filtro, è possibile muoversi tra un servizio e l’altro. Mentre, nella seconda parte, è possibile verificare la situazione complessiva, con un filtro che permette di selezionare la regione.
Spostandosi sulla seconda pagina, è invece possibile prendere in considerazione altri parametri. Come, ad esempio, le dimensioni delle piste ciclabili. Istat pubblica i dati relativi ai chilometri di corsie riservate alle biciclette su una superficie di 100 chilometri quadrati. E la città con la rete più sviluppata è Padova, dove si arriva a 186 chilometri. Più in generale, con l’eccezione di Firenze, Prato e Pescara, le regioni del Centro e del Sud hanno pochi argomenti per competere con quelle del Nord.
Guardando alle dimensioni delle aree pedonali, calcolate in metri quadrati ogni 100 abitanti, “stravince” facile Venezia, che ne conta più di 500. Semplice, però, in una città che, nella parte immersa nella laguna, altro non è che un’immensa zona pedonale. Tornando sulla terraferma, si segnala invece Verbania, in Piemonte, dove si contano 220 metri quadri di territorio riservati a chi cammina ogni 100 abitanti.
È invece Bergamo, grazie alla sua città alta, il capoluogo italiano in cui la superficie delle zone a traffico limitato, quelle cioè in cui transitano solo le auto dei residenti, raggiunge la quota più alta rispetto al totale delle dimensioni cittadine. La ztl bergamasca rappresenta infatti il 14,32% dell’intero territorio del capoluogo orobico. Anche in questo caso, il filtro sulla mappa permette di scegliere l’elemento da esaminare, mentre nella seconda parte si possono mettere a confronto i capoluoghi di ciascuna regione.
Ultimo elemento esaminato dall’Istat è quello che riguarda la digitalizzazione del trasporto pubblico locale. Qui gli aspetti presi in considerazione sono diversi: si va dalla possibilità di calcolare il tragitto on line a quello di acquistare i biglietti in rete, dalla presenza di un servizio di informazioni via sms a quella delle paline elettroniche alle fermate. Anche in questo caso, i quadrati verdi indicano la presenza, le croci rosse l’assenza. Mentre il filtro permette di scegliere il servizio da esaminare. Il dato che emerge è che il tpl smart è poco diffuso e comunque si incontra a macchia di leopardo lungo tutta la Penisola. Del resto l’innovazione non conosce né confini, né latitudini.