Nel 2015 il numero di richieste di asilo ha superato quelle di permessi di soggiorno legati a motivi di lavoro. Una tendenza che ha trovato conferma anche nei primi mesi del 2016. A dirlo è l’Istat, in un recente rapporto intitolato “Permessi di soggiorno per asilo politico e protezione umanitaria” realizzato a partire da dati forniti dal ministero dell’Interno. Istituto di statistica che sottolinea anche come la permanenza sul territorio nazionale a cinque anni dall’ingresso sia più alta tra coloro che arrivano in cerca di un’occupazione piuttosto che tra chi presenta domanda di asilo politico.
Intanto le richieste di permesso di soggiorno, con dati che vanno indietro nel tempo fino al 2007. Anno in cui il 56,1% delle istanze riguardava cittadini non comunitari arrivati in Italia in cerca di un lavoro. Una quota che nel giro di dieci anni si è ridotta sensibilmente, arrivando a rappresentare appena il 9,1% delle domande presentate nel 2015. Nel contempo, si è assistito ad un boom delle istanze di asilo, salite in nove anni dal 3,7% al 28,2%. Detto altrimenti, lo scorso anno per ogni straniero che cercava un lavoro ce n’erano tre in cerca di protezione umanitaria. L’andamento è descritto in questa infografica:
Il grafico mostra anche l’incremento delle richieste di permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare. Che nel 2007 rappresentavano circa un terzo del totale, mentre nel 2015 sono arrivate ad essere poco meno della metà. Cresciuta anche la quota degli extracomunitari che arrivano in Italia per motivi di studio. Un andamento che trova conferma anche nei dati parziali relativi al 2016, che coprono il periodo compreso tra gennaio ed ottobre, e che è possibile visualizzare in questo grafico:
Lo scorso anno il 35,6% dei cittadini non comunitari arrivati in Italia, in numeri assoluti si tratta di 53mila su un totale di 150mila, ha presentato domanda di asilo. Il 32,7% ha invece chiesto un ricongiungimento familiare mentre appena il 7,7% si è presentato alla ricerca di un permesso di soggiorno per lavorare nel Paese. Fin qui le richieste. Se si guarda ai permessi effettivamente concessi dalle autorità, la tendenza sembra confermarsi, anche se in misura decisamente minore. Per quanto il raffronto sia difficile vista l’esplosione dei cosiddetti permessi di lungo periodo.
Ovvero un titolo rilasciato a chi risieda in modo stabile in uno dei Paesi dell’Unione Europea. Un documento che non ha scadenza e consente di muoversi liberamente all’interno dell’Ue. Una modalità che, dal 2010, rappresenta circa la metà dei permessi rilasciati agli stranieri che ne fanno domanda in Italia, come si vede da quest’infografica:
I permessi di lungo periodo hanno eroso le richieste per motivi di lavoro e per ricongiungimento familiare, che infatti tra il 2007 ed il 2015 hanno subito un deciso calo. Raddoppiata invece la quota di istanze di asilo accolte, che pure però nel 2015 è arrivata a rappresentare poco meno del 4% del totale.
Un altro elemento preso in considerazione da Istat, elaborando dati forniti dal Viminale, riguarda la permanenza in Italia a cinque anni dal rilascio del permesso di soggiorno. Tra coloro che hanno ottenuto il permesso di soggiorno nel 2012, erano ancora presenti al 1 gennaio 2016 il 77% di chi si è visto riconoscere il diritto di asilo ed il 75,5% di chi ha potuto effettuare un ricongiungimento familiare.
Tra chi è arrivato in cerca di lavoro, poco meno di due su tre lo ha trovato in Italia e si trova ancora qui. Più della metà, invece, di coloro che hanno soltanto chiesto asilo politico, protezione sussidiaria o un permesso di soggiorno per motivi umanitari ha invece lasciato il Paese nel giro di cinque anni. Confermando il ruolo dell’Italia come punto di approdo dei migranti, ma non per forza di loro destinazione finale.