Se guardiamo i bilanci delle banche dei vari Paesi attraverso la “lente” di R&S Mediobanca appare evidente che il Nord e il Sud Europa siano afflitti da problemi diversi. Al Sud le banche hanno un problema di crediti deteriorati: prestiti e mutui erogati e mai tornati indietro. Nei primi istituti italiani su 100 milioni di euro di crediti ben 14,9 sono deteriorati contro il 2,1% in Germania, 4,6% in Francia e una media del 2,2% nel Nord Europa. Per contro le banche di questi Paesi sono piene di titoli “tossici”: titoli illiquidi, senza un valore certo e con almeno una componente inestimabile, ma valutati “a spanne” dalle stesse banche, iscritti in bilancio alla voce “Livello 3”. In Germania ne hanno un ammontare pari al 41% rispetto al patrimonio netto tangibile, in Svizzera il 35,3% e nel Nord Europa il 24,4%. Mentre in Italia si fermano all’8,7%.
Il punto è che la vigilanza della Bce sembra accanirsi solo sui crediti deteriorati. Le banche italiane sono state così costrette a maxi-svalutazioni – per Popolare Etruria & C pari al 17,8% del loro valore originario – e alla vendita in pochi mesi, con conseguenze disastrose sull’andamento dei loro bilanci. Ma cosa accadrebbe agli istituti nordici se anche loro fossero costretti a svalutare i propri titoli illiquidi?
Il problema nel diverso trattamento riservato a queste due categorie di titoli è che quelli “tossici” sono una moltitudine di azioni diverse per cui non sono possibili generalizzazioni. Difficoltà interpretativa ulteriormente aggravata dall’assenza di uno studio che dimostri in modo inequivocabile la maggiore o minore rischiosità dei titoli illiquidi rispetto ai crediti deteriorati. Le ricerche in merito si sprecano ma i risultati non concordano. La più recente, sfornata dall’Abi mette in evidenza come un incremento dell’1% di titoli di Livello 3 nel bilancio di una banca aumenta il rischio per la stessa di 2,1 punti secondo l’indice Z-Score. Non solo. Se la banca fallisce davvero, le perdite sono maggiori.
Ma c’è anche chi non vede pericoli così allarmanti. Scope Ratings ad esempio non ritiene eccessivamente problematica la presenza di titoli tossici nei bilanci di una banca, purché questi rientrino nella normale operatività dell’istituto.