L’Italia ha perso l’unica “A” rimasta delle quattro grandi agenzie di rating, ieri, in seguito al declassamento di Dbrs dalla “A-low” (cioè A-) alla BBB-high (cioè BBB+). Un “grande salto”, questo, che però dovrebbe avere ripercussioni limitate sui rendimenti dei titoli di Stato e sul premio a rischio-Paese per effetto della protezione del QE della Bce. L’Italia, inoltre, è già percepita dai mercati come un Paese “tripla B” e quindi la decisione di Dbrs non è una novità assoluta. Il fatto poi che l’agenzia con quartiere generale in Canada abbia confermato un trend, una prospettiva del nuovo rating, «stabile» aggiunge un elemento positivo, anche se di magra consolazione: la BBB high con trend stabile resta così il rating più alto delle grandi quattro, seguito dalla BBB+ di Fitch che ha outlook negativo. Il più grande impatto di questa retrocessione sarà indiretto, perchè peggiorerà – non poco – l’haircut praticato dalla Bce sui titoli di Stato italiani consegnati come collaterale nelle operazioni di rifinanziamento principale (si veda articolo sotto): il Tesoro potrebbe vedersi costretto a ritoccare al rialzo i rendimenti dei BTp nel caso in cui le banche italiane iniziassero ad acquistare i Bonos spagnoli (che hanno la A-low di Dbrs) come migliore collaterale presso la Bce.
Articolo pubblicato sul Sole 24 Ore del 13 gennaio 2017