La presenza sul mercato italiano di altri attori del p2p lending, a cominciare da Borsa del Credito, non è un ostacolo. «La convivenza è possibile – dice ancora Zocchi -perché non ci sono rischi di prematura saturazione del mercato e perché le difficoltà nel reperire liquidità faranno da volano all’utilizzo dei canali digitali». La sfida è lanciata e non prevede per la startup nuovi round, dopo i circa 20 milioni di euro raccolti negli ultimi due anni da realtà quali Partech Ventures, Cnp Assurances, Matmut e Decaux Frères Investissements. Il focus è un altro, quello di convincere le Pmi italiane a credere in forme di finanziamento diverse rispetto a quelle tradizionali. E il giro d’affari che muovono le startup del p2p lending su scala internazionale dovrebbe essere d’esempio: in Europa l’entità dei prestiti erogati online è salita nel 2015 a circa 1,7 miliardi di euro e il centinaio di piattaforme attive nel Regno Unito hanno mosso da sole qualcosa come 1,3 miliardi di sterline, raggiungendo più di 10mila aziende (il 13% delle quali di piccolissime dimensioni) di settori diversi. Il rapporto annuale stilato dal Centre for Alternative Finance dell’Università di Cambridge in collaborazione con Kpmg, da cui sono estratti questi dati, evidenzia anche come il business della finanza alternativa in Europa, sommando i volumi di raccolta dal crowdfunding (in tutte le sue varie sfaccettature) a quelli del prestito peer-to-peer, sia cresciuto nel 2015 del 92%, raggiungendo i 5,4 miliardi di euro. Ora tocca all’Italia.
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Startup: quanto vale il mercato del P2p lending in Italia?
La presenza sul mercato italiano di altri attori del p2p lending, a cominciare da Borsa del Credito, non è un ostacolo. «La convivenza è possibile – dice ancora Zocchi -perché non ci sono rischi di prematura saturazione del mercato e perché le difficoltà nel reperire liquidità faranno da volano all’utilizzo dei canali digitali». La sfida è lanciata e non prevede per la startup nuovi round, dopo i circa 20 milioni di euro raccolti negli ultimi due anni da realtà quali Partech Ventures, Cnp Assurances, Matmut e Decaux Frères Investissements. Il focus è un altro, quello di convincere le Pmi italiane a credere in forme di finanziamento diverse rispetto a quelle tradizionali. E il giro d’affari che muovono le startup del p2p lending su scala internazionale dovrebbe essere d’esempio: in Europa l’entità dei prestiti erogati online è salita nel 2015 a circa 1,7 miliardi di euro e il centinaio di piattaforme attive nel Regno Unito hanno mosso da sole qualcosa come 1,3 miliardi di sterline, raggiungendo più di 10mila aziende (il 13% delle quali di piccolissime dimensioni) di settori diversi. Il rapporto annuale stilato dal Centre for Alternative Finance dell’Università di Cambridge in collaborazione con Kpmg, da cui sono estratti questi dati, evidenzia anche come il business della finanza alternativa in Europa, sommando i volumi di raccolta dal crowdfunding (in tutte le sue varie sfaccettature) a quelli del prestito peer-to-peer, sia cresciuto nel 2015 del 92%, raggiungendo i 5,4 miliardi di euro. Ora tocca all’Italia.