Gli ultimi a finire sotto i riflettori sono stati gli accordi siglati tra il governo irlandese e Apple: secondo la Commissione Ue avrebbero portato vantaggi fiscali illeciti al colosso di Cupertino per un totale di 13 miliardi di euro. Il contenzioso è ora alla Corte di giustizia Ue, a cui Apple e il governo irlandese hanno fatto ricorso.
I protagonisti della vicenda sono gli interpelli, se preferite la dizione italiana, o – più propriamente – i ruling e gli Apa (Advance price arrangements): accordi preventivi tra imprese e amministrazioni tributarie per definire il regime fiscale applicabile a un’operazione che si intende realizzare (nel caso dei primi) o per determinare il criterio di calcolo di una o più operazioni infragruppo (nel caso dei secondi). Lo stesso esecutivo Ue, nel comunicato che accompagna l’ingiunzione a Apple, spiega che «di per sé si tratta di strumenti perfettamente legali», ma contesta gli sconti concessi a Apple, come in passato aveva fatto con Fiat Finance and Trade (in Lussemburgo), Starbucks (in Olanda) e 35 multinazionali con sede in Belgio, perché a suo parere violano le regole sugli aiuti di Stato e finiscono per prestarsi ad abusi.