Uno scontrino da 770 miliardi di euro. A tanto ammontano le spese complessive delle famiglie italiane nel 2015. E se anche togliessimo i fitti imputati, ossia la quota “virtuale” che i proprietari di case pagherebbero a sé stessi per il fatto di abitarvi (182 miliardi), rimane comunque un flusso considerevole di denaro, quasi 600 miliardi, che illustra bene le nostre decisioni di spesa collettive.
Le nostre uscite (circa 2.500 euro al mese a famiglia) sono state suddivise nell’indagine dell’Istat in categorie molto dettagliate, e le prime posizioni della classifica non sorprendono: locazione dell’abitazione, benzina e gas domestico occupano il podio. Scorrendo l’elenco, però, si trovano delle curiosità.
A ridosso delle voci più grandi, la sfida del food è vinta da ristoranti e bar (poco più 16 miliardi), che hanno avuto la meglio per un soffio sui take away (poco meno della stessa cifra).
In chiamate, SMS e servizi di telefonia mobile in generale (9,8 miliardi) è stato speso oltre 50 volte più che per le vecchie e care lettere affidate al servizio postale: queste sembrano oramai aver fatto il loro tempo, chiudendo l’anno con soli 173 milioni di spesa. L’abbigliamento femminile surclassa quello maschile (11 miliardi contro 8 miliardi), vestiti per cui, complessivamente, abbiamo speso 1,6 miliardi nei servizi di lavanderia.
All’incirca la stessa cifra (30 miliardi) è stata spesa per le carni e per frutta / verdura, e ben un decimo di questa (3 miliardi) per il solo caffé. Una quota relativamente molto bassa (55 milioni) è stata spesa per l’acquisto di animali domestici, mentre più di 3 miliardi sono usciti per il mantenimento e la cura degli stessi.
E se nel 2015 abbiamo buttato 6 miliardi in pattumiera, cifra intesa come spesa per la raccolta dei rifiuti, tra i vizi degli italiani il tabacco (6,6 miliardi) batte il vino (fermo a 3,7). La cifra per l’acquisto di automobili nuove (11,7 miliardi) è più del doppio rispetto a quella per le automobili usate, ma di poco minore se a queste ultime aggiungiamo le riparazioni.
Guardando invece alla nostra salute, 13 miliardi e mezzo sono stati spesi in farmacia, ai dentisti sono andati 9 miliardi mentre 2 sono stati spesi per occhiali e lenti a contatto. E se le cure non funzionassero? La nostra morte assorbe 1,5 miliardi in spese per funerali, ma almeno impieghiamo il doppio in assicurazioni sulla vita.
Da avvocati e commercialisti spendiamo 3,5 miliardi, ben poca cosa rispetto agli oltre 10 lasciati a parrucchieri e saloni di bellezza. I dati mostrano inoltre come il campeggio piaccia agli italiani (188 milioni), ma ancor di più lo sport, per cui siamo disposti a spendere 1,2 miliardi all’anno.
Questo fiume di denaro ha ovviamente differenze regionali, talvolta anche marcate: la provincia di Bolzano è la più “ricca” (oltre 3.300 euro al mese di spesa), quasi doppiando la Calabria, ultima in graduatoria. Salvo poche eccezioni le regioni con maggiore spesa per famiglia si trovano al nord.
Osservando invece la composizione percentuale tra le varie categorie, a livello regionale si notano delle differenze: in Basilicata si spende relativamente di più per abbigliamento e trasporti, mentre per la casa e spese associate la quota maggiore è nel Lazio. La Campania è in testa per alcool e tabacco, la Sicilia nelle comunicazioni e il Veneto per le spese d’istruzione e la salute. I prodotti alimentari (che sono una componente più rigida nelle spese delle famiglie), sono ovviamente maggiori al sud, dove il reddito speso scende; e l’inverso accade, come atteso, per i servizi ricreativi e gli spettacoli.
Insomma, la famiglia italiana dà priorità alla casa, per la quale, tra affitti e gestione, se ne vanno di media 900€ al mese. Aggiungiamo 400€ di alimentari e altri 180€ per carburanti e spese connesse all’auto: non rimane più moltissimo per tutto il resto. E, nonostante la crisi abbia colpito duramente in questi ultimi anni, comunque 100€ al mese lo si spende per mangiar fuori casa: necessità o piacere, ad una pizza non si rinuncia. Per fortuna.
L’infografica interattiva mostra nella prima slide le uscite aggregate delle famiglie italiane per capitolo di spesa. Queste possono essere viste con un livello di dettaglio diverso, da massimo (3) a minimo (0). E’ anche possibile selezionare la vista per ciascuna categoria.
Nella seconda slide vi è il confronto regionale per i valori assoluti di spesa (in euro/mese/famiglia), sia totali che per categoria.
Infine, nell’ultima, la proporzione di spesa relativa per ciascuna regione, con le relative classifiche.
Testo e infografica a cura di @andreagianotti