Chiude a 65,5 miliardi di euro il bilancio 2016 delle acquisizioni straniere in Italia. Il 22% in meno di quanto incassato nel 2015. Ma quanto a numero di operazioni, si tratta del 38% in più (1.168 contro 846). Il calo in sé non preoccupa gli esperti: in primo luogo perché è in linea con la battuta di arresto incassata dall’M&A a livello globale (-21% rispetto al 2015); in secondo luogo perché a parte l’exploit dell’anno scorso, il 2016 resta per l’Italia l’anno migliore degli ultimi sei.
Nel 2016 la Francia è stata protagonista del panorama dell’M&A italiano, firmando 65 operazioni per un totale di 9,3 miliardi di euro, quasi 6 miliardi in più di quanto investito l’anno precedente. Se si esclude la maxi-operazione su Wind (che conta come investimento lussemburghese) Parigi si aggiudica di fatto il primo posto nella classifica dei Paesi che hanno “fatto shopping” in Italia.
Immediatamente dietro vengono gli Stati Uniti, con 8,8 miliardi di euro, di cui oltre un miliardo provenienti da fondi di investimento e dal private equity. Segue il Regno Unito, con 5,6 miliardi, di cui 3,6 dai fondi. Al conrario la Cina è protagonista di una perdita di interesse: nel 2016 ha fatto acquisizioni per soli 220 milioni di euro contro i 3,2 miliardi del 2015 e i 6,5 del 2014. Nell’anno appena trascorso la presenza cinese in Italia si è comunque consolidata grazie agli investimenti di Pechino nelle multinazionali straniere che hanno anche basi nel nostro Paese.
Come sono calate le operazioni in ingresso, sono diminuite anche le acquisizioni all’estero per mano delle nostre imprese, seppure di una percentuale inferiore. Nel 2016 le aziende italiane hanno fatto shopping per 9,4 miliardi di euro, contro i quasi 11 del 2015.