Arrivano cinque nuovi hot spot sulle coste italiane. Raddoppiano così le strutture post sbarco destinate al controllo dei migranti soccorsi. A oggi (7 febbraio) sono già operativi a Lampedusa, Taranto, Trapani e Pozzallo, il primo con 500 posti e gli altri con 400. Ma al ministero dell’Interno sono in fase di realizzazione i centri di Crotone, Reggio Calabria, Palermo, Messina e Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza.
Gli hot spot furono richiesti a più riprese dall’Unione europea alla fine del 2015, per aumentare i controlli sugli immigrati giunti sulle nostre coste: rilievi delle impronte digitali e foto-segnalazioni. Oggi a Bruxelles convalidano e apprezzano il dato ufficiale del dipartimento di Pubblica sicurezza: il 99% dei migranti è sottoposto ai controlli di rito.
Ma non tutti i porti hanno un hot spot. Come Augusta, dove quest’anno sono sbarcati 2.228 stranieri e Catania con 1.476 persone soccorse. Per questo il ministero dell’Interno organizza trasferimenti in autobus verso i centri di controllo più vicini.
E mentre il ministro dell’Interno Minniti pensa a misure che diano un segnale deterrente – come il progetto di istituire dei centri per il rimpatrio in ogni regione – i flussi in corso continuano a essere drammatici. Dal 1° gennaio fino a lunedì scorso (6 febbraio) sono arrivati 9.359 immigrati, oltre il 50% in più rispetto al 2016 (6.030 persone) e quasi il triplo del 2015. Il 2016 è stato in assoluto l’anno record con 181.436 stranieri approdati sulle nostre coste. E nel 2017 le cifre potrebbero essere perfino maggiori.