Il 2016 degli investimenti pubblicitari italiani chiude con un segno più di tutto rispetto – +3,6% e 8,22 miliardi di euro – che, anche perché frutto del terzo trimestre consecutivo di crescita, induce a pensare a segnali di consolidamento e stabilità per il futuro. Un contributo consistente viene da Google e Facebook, che dovrebbero attestarsi su una raccolta pari a 1,5 miliardi di euro, contro gli 1,3 miliardi del 2015. Senza i due colossi del web e senza in generale la parte di internet attualmente non monitorata, il mercato degli investimenti pibblicitari fotografato da Nielsen si ferma a 6,4 miliardi di euro, comunque in aumento dell’1,7%.
Certo è che ormai considerare il mercato pubblicitario senza Google e Facebook sembra non essere una soluzione sostenibile: un approfondimento di Nielsen dimostra infatti come il social sia la parte maggiormente migliorata lo scorso anno (+33%). E la conferma arriva anche guardando al perimetro “storico”: la raccolta su Internet risulta in calo del 2,3%, mentre con il web comprensivo di search e social il miglioramento si attesta all’8% e sale sul podio davanti a Tv (+5,4%) e radio (+2,3%).
Male la stampa, in calo del5,6% con raccolta sui quotidiani scesa del 6,7% a 693 milioni e calata del 6,7% sui periodici. La Tv resta la regina del mercato pubblicitario (46,7% degli investimenti totali), seguita dal digital (27,7%). Nel dettaglio Mediaset ha chiuso in crescita del 2,8% (con 2,16 miliardi di euro, il 56% del totale); la Rai a 798.273 euro e Sky con un +13,5%.
Per quanto riguarda i settori merceologici nel dettaglio solo sei arrivano a fine 2016 con un segno negativo. Per i primi comparti del mercato si registrano andamenti differenti nei 12 mesi. Crescono alimentari (+0,9%), automobili (+5,9%), tlc (+4,8%) distribuzione (+11,2%) e farmaceutici sanitari (+7,7%) cui si contrappongono i cali di finanzia e abbigliamento, rispettivamente -14 e -5,9 per cento.