Si tratta di un “rimbalzo”, che arriva dopo cinque anni di discesa ininterrotta, accelerata dopo la condanna del 2013. Dal picco di oltre 68mila unità del giugno 2010, infatti, le presenze in carcere sono calate alle poco più di 52mila registrate nell’ultimo semestre 2015. Secondo i dati del ministero della Giustizia, l’inversione di tendenza è partita all’inizio del 2016. Al 31 dicembre dello scorso anno i detenuti erano già saliti a 54.653 e al 31 gennaio scorso sono arrivati a 55.381, il 6,2% in più rispetto al 2015. Il totale dei reclusi si è comunque sempre mantenuto sopra la capienza delle carceri. Ma se due anni fa il gap si era ridotto a “solo” 2.500 posti, al 31 gennaio scorso era già raddoppiato a 5.200. Un numero ancora lontano da quelli del passato – nel 2010 la differenza tra detenuti e posti disponibili era di quasi 23mila unità – ma che segna un cambiamento di rotta rispetto ai risultati raggiunti con le misure adottate proprio a partire dal 2010. L’azione è stata duplice: da un lato si è puntato a limitare gli ingressi in carcere; dall’altro, ad agevolare le “uscite”, con la possibilità di scontare la pena fuori dalle celle (tra l’altro, la legge 199/2010 ha