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economia

Partecipate, oltre mille quelle in liquidazione. La mappa della presenza regionale

Nella foresta delle partecipate ci sono 1.079 società in liquidazione, in scioglimento o finite in procedure concorsuali. E la riforma vera e propria non è ancora partita. Questo dato, scritto nell’ultimo censimento che il dipartimento del Tesoro del ministero dell’Economia ha dedicato al tema, pone un elemento nuovo nel dibattito sulle società pubbliche, riaccesosi con l’approvazione preliminare, venerdì scorso in Consiglio dei ministri, del decreto correttivo del «taglia-partecipate»

 

Articolo del Sole 24 Ore del 20 febbraio 2017
Ultimi commenti
  • Luigi |

    Le partecipate sono un cancro ben più diffuso di quanto si creda e rappresentano, quanto all’individuazione degli organi dirigenti, ma anche in riferimento al personale ed alle relative regole di reclutamento, un modo tanto vecchio quanto conosciuto di amministrare la cosa pubblica. La platea delle società riguarda anche l’ambito provinciale dove continuano ad operare, ad appaltare, a gestire, “meglio” e più di prima e, tutto questo accade, mentre le moribonde Province non hanno più nemmeno i soldi per comprare la carta igienica, ma intanto non provvedono a scioglierle per evidenti ragioni. Chi le dirige….? Nel caso che mi è noto i politici trombati e/o i direttori generali anch’essi trombati. Non ci si rassegna alle nuove norme, si resiste in trincea, con la complicità dei mediatori professionali alias i sindacati, nemmeno costoro estranei a certi agi, a certi privilegi che ci tengono a conservare. Cosa attendono? Che il governo di turno li salvi con qualche decreto, con qualche emendamento, lasciando loro tranquilli di fare quello che hanno sempre fatto. Capisca chi può

  • Dott. Michele Montigelli |

    Il governo e tutte le istituzioni pubbliche debbono uscire da tutte le pRTECIPAte. Ho scritto due anni orsosno una lettera a: Il Giornle, che pubblicò, dello stesso tenore. Gi Enti Pubblici sono dei pessimi imprenditori.

  • Carlo |

    Bellissima idea, Di Fazio. Semplice, anche.

    Ma il problema ovviamente, non è che sia difficile avere un elenco. E’ che il principio che guida queste faccende è fare sapere il meno possibile ai cittadini. A me pare che gli unici che cercano di scavare un po’ in questa triste realtà siano Striscia la Notizia e Report, l’hanno fatto per anni e spero che continuino a farlo. Possiamo ringraziare Internet, ovviamente, se oggi si viene a sapere qualcosa di più. Se no, buio e silenzio assoluto. Le risposte standard dei burocrati sono “…non posso risponderle…non sono autorizzato a procurarle questo documento…lei non può entrare qua…ecc, ecc”. Detto questo, bisogna anche ammettere che il cittadino non fa nulla per cercare di cambiare questo stato di cose. Il suo sforzo più grande si traduce nel non andare a votare, cioè la soluzione più sbagliata.

  • Luciano Di Fazio |

    Una parte probabilmente non trascurabile del gettito fiscale è destinata a sostenere società del tutto inutili. Sarebbe interessante sapere se la Costituzione prevede la possibilità di utilizzare il denaro versato da cittadini e imprese a titolo d’imposta, diretta e indiretta, sui redditi per finalità imprenditoriali che non hanno nessuno scopo utile per l’Amministrazione Pubblica e/o per la comunità.
    Più in generale, perché è cosi difficile avere un elenco delle società controllate, partecipate e sovvenzionate da denaro pubblico unitamente a una semplice e sintetica descrizione che riporti il denaro ricevuto da tali società , i risultati economici registrati e, soprattutto, le finalità imprenditoriali prefissate rispetto agli obiettivi conseguiti ?
    Non è per nulla provocatorio ipotizzare che, partendo dal presupposto che i dati siano presenti e disponibili (altrimenti avremmo a che fare con ben altri problemi), dieci ragazzi neo-laureati (con una remunerazione media mensile, sulla base di un contratto a tempo determinato, pari a 4.000 Euro al mese – costo azienda per la Pubblica Amministrazione – ) potrebbero censire in 4 o 5 mesi lo stato degli investimenti della Pubblica Amministrazione in imprese del tutto inutili.

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