Si riaffaccia la domanda di case. Fatto 100 il numero base nel 2006 oggi la domanda abitativa è a quota 81,4, ma le compravendite si fermano al 59. Oggi sono 950mila i potenziali acquirenti, rispetto ai 907mila del 2012. E’ quanto stima uno studio di Rur, Rete Urbana delle Rappresentanze, e Yard, società che si occupa di consulenza nel real estate.
Ma lo sviluppo non si vede. Il mercato dovrà prima smaltire le case che si è iniziato a costruire negli anni in cui il mercato andava bene, prima del 2008. I permessi per costruire già nel 2014 erano crollati rispetto ad alcuni anni prima.
Secondo Yard non pochi sono i rischi interni e internazionali con il quale lo stesso mercato immobiliare deve fare i conti. Tra quelli interni Yard nomina la produttività, ma anche le calamità naturali oltre all’alto debito, tra quelli internazionali le elezioni in Europa, le migrazioni ma anche la riduzione degli investimenti cross-border.
Bisogna reinventare il real estate. Come nel segmento “commercial” (non residenziale) si sta passando sempre più a investimenti value added – edifici da riqualificare per ricavarne valore – così bisogna rigenerare pezzi di città attraverso la demolizione di quartieri degradati, obsoleti o invivibili (pensiamo ad alcuni quartieri di case popolari). Questo il pensiero del team di Yard e di Giuseppe Roma, segretario generale di Rur.
La riqualificazione permette di non consumare nuovo suolo, la priorità oggi, e di innescare un processo di sviluppo che può incidere sulla ripresa dell’economia.