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cronaca

Cultura e reddito sono antidoti alla depressione?

Il 6,8% della popolazione europea presenta i sintomi della depressione. Per il 2,9% si tratta addirittura di sintomi gravi. Un problema sociosanitario, certamente, ma anche economico. Perché come ricorda Eurostat, che ha raccolto e diffuso questi dati, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità la depressione è la principale causa di invalidità a livello globale.

 

E da questo punto di vista i numeri che riguardano l’Italia sono rassicuranti, visto che il nostro Paese è tra quelli con la percentuale minore di persone che presentano i sintomi della depressione. Si tratta del 4,3%, il quinto valore più basso a livello continentale. Dall’altro lato, la situazione peggiore si vive in Ungheria e Portogallo, dove più di un adulto su dieci è depresso. Così come in Svezia (9,2%), Islanda (8,8%) e Germania (8,5%). Non sembra insomma essere una questione di latitudine, ovvero di clima, né di stili di vita.

 

Eppure, analizzando più in profondità i numeri raccolti da Eurostat, due elementi sembrano emergere. Il primo è che la percentuale di persone che soffrono di depressione cresce all’aumentare dell’età e generalmente è più alta tra le donne che tra gli uomini. La seconda è che le persone con un titolo di studio ed un reddito più alto tendono ad ammalarsi di meno di questa patologia. Guardando, innanzitutto, alla carriera scolastica, la situazione è quella rappresentata in questa infografica:

 

 

Le dimensioni dei pallini, blu per gli uomini e rosa per le donne, rappresentano la percentuale di popolazione che, in base a età e titolo di studio, presentano sintomi di depressione. I filtri in alto a sinistra permettono di selezionare un Paese sul quale concentrarsi. La seconda parte del grafico è identica alla prima, con lo scopo di permettere al lettore di mettere a confronto due nazioni. Di default, la parte in alto rappresenta la situazione italiana, quella in basso la media europea.

 

Come si può notare, la percentuale di persone che presenta i sintomi della depressione cresce con l’età. Anche tra i laureati, a livello continentale, riguarda l’8,5% delle donne e il 5,5% degli uomini over 75. E appena il 4,1% delle ragazze e il 2,2% dei ragazzi under 24. Interessante confrontare questi due numeri con quelli relativi a persone della stessa età che però si sono fermate alla licenza media. Qui il 7,4% delle donne e addirittura l’8,3% degli uomini, valore quadruplo rispetto ai laureati, manifesta tratti tipici di questa patologia.

 

Una tendenza che viene rispecchiata anche in Italia, con una significativa eccezione. Le ragazze under 24 che sono arrivate al massimo alla licenza media non manifestano sintomi di depressione. La percentuale di coloro che le segnala è infatti pari a zero. Magra consolazione, visto che si tratta della categoria più a rischio. Superati i 75 anni, infatti, una su sei rientrerà nella diagnosi.

 

Come detto, i dati raccolti da Eurostat permettono di mettere a confronto l’incidenza della patologia con il reddito delle persone. In particolare, l’istituto europeo di statistica fornisce le percentuali di soggetti colpiti sulla base dei quintili di reddito. Dove, semplificando al massimo, chi appartiene al primo quintile ha un reddito più basso, chi si trova nel quinto ne ha invece uno più alto. Incrociando i numeri, il risultato è questo:

 

 

 

L’infografica è strutturata come la precedente: pallini blu e rosa, con i colori che indicano il genere e le dimensioni la percentuale di pazienti. Il grafico doppio per permettere di confrontare due Paesi utilizzando i filtri sulla parte sinistra. E la visione di default che mostra la situazione italiana e quella dei 28 Stati dell’Unione. Anche in questo caso, i sintomi colpiscono maggiormente le donne e diventano più frequenti con l’età.

 

Ma, come anticipato, la patologia è più frequente tra coloro che hanno un reddito basso piuttosto che tra quanti guadagnano di più. Prendendo ad esempio la fascia d’età compresa tra i 35 ed i 44 anni, a livello europeo la malattia riguarda il 10% delle donne e il 10,4% degli uomini del primo quintile e il 3,1% delle femmine e il 2,5% dei maschi che rientrano nel quintile più alto.

 

Tendenza riscontrabile anche nel nostro Paese, con due precisazioni. Intanto un reddito più alto sembra aiutare maggiormente gli uomini italiani, rispetto a quelli europei, ad evitare la depressione. Inoltre le donne under 24 con un reddito medio e quelle tra i 25 ed i 34 anni nel quarto quartile hanno una percentuale di persone che manifestano i sintomi della depressione pari a zero. Sia loro che le giovani italiane con un basso titolo di studio sembrano aver trovato l’antidoto alla malattia. Che, per il resto, colpisce più le donne che gli uomini.