Per commercio digitale si intende un insieme molto più ampio di attività, che soltanto negli Usa valgono 710 miliardi di dollari all’anno, quasi il 5% del Pil. Dentro ci sono gli e-book e gli uffici virtuali, la telemedicina e i servizi di e-banking; soprattutto, c’è tutto quello che chiamiamo Industria 4.0: cloud computing, software per realizzare i file destinati alle stampanti 3D, chip Rfid per tracciare le merci in transito, l’Internet delle cose. Il futuro della manifattura mondiale, insomma. Un segmento in cui ad oggi gli americani sono i leader globali.
Gli Stati Uniti esportano servizi digitali per 399 miliardi di dollari all’anno (il dato più aggiornato è al 2014, ricordano dall’Ufficio esecutivo della presidenza Usa, quindi ad oggi va senz’altro messo in conto un valore più alto) e importano analoghi servizi per 240 miliardi di dollari: sul fronte del commercio digitale, il surplus a stelle e strisce è netto. Di questo export, quello diretto ogni anno verso i Paesi dell’Unione europea vale 140 miliardi di dollari: secondo l’ultimo report del Servizio di ricerca del Congresso degli Stati Uniti d’America, questa cifra rappresenta il 70 per cento circa di tutti i servizi esportati dagli Usa in Europa. I Paesi Ue, dal canto loro, forniscono servizi digitali agli Stati Uniti per 86,3 miliardi di dollari l’anno.