A partire dagli anni Ottanta, si legge nel rapporto annuale Istat 2017 (qui trovate il servizio sul .com), si registra un indebolimento generale dell’importanza delle classi nella vita economica, sociale e politica. Come dire, le classi sociali si sono frammentate, spezzettate, non contano più e non si percepiscono più come tali. In linea con la maggiore segmentazione (in termini di profili occupazionali, di reddito e adeguatezza del titolo di studio) all’interno delle stesse classi sociali ciò che sembra essersi profondamente modificato è il senso di appartenenza a una data classe sociale e ciò è particolarmente vero per la classe media e la classe operaia. Questo ha determinato la crisi della classe media, che invece di proiettarsi verso l’ascesa sociale si manifesta sia in termini di autopercezione, sia di redditi e consumi effettivi. Per mettere a fuoco meglio la fotografia che ogni anno scatta, quest’anno gli analisti di Istat hanno quindi scelto proporre una nuova classificazione per gruppi sociali che oltre alla posizione professionale tiene in considerazione alcune caratteristiche della società attuale: giovani ad alto titolo di studio occupati in posizioni precarie; stranieri di seconda generazione; stranieri con background formativo frequentemente non riconosciuto in Italia, ma che sono una parte della nuova piccola imprenditoria del nostro Paese; giovani che lavorano in agricoltura di qualità e nelle attività ad essa connesse; impiegati che si sentono sempre meno classe media, ma soprattutto il bacino di giovani disoccupati e atipici (occupati con contratti di collaborazione o a termine) che frena la crescita non solo demografica, ma anche sociale del Paese. Al netto della bontà di questa classificazione è interessante come questi gruppi sociali sono distribuiti. In parte non ci sono grandi soprese.
Il Mezzogiorno risulta infatti maggiormente interessato, rispetto alle altre aree del Paese, da gruppi sociali con profili più fragili e meno agiati; al contrario, il nord e in misura minore il centro sono maggiormente caratterizzati da gruppi sociali a medio o alto reddito. Poveri al sud e ricchi al nord.
Qui sotto la bellissima cartografia realizzata da Istat che spiega e rappresenta questa nuova Italia.
Le novità sono
Al Nord gli stranieri con basso reddito e al Sud gli anziani e i giovani disoccupati. Le famiglie a basso reddito con stranieri vivono al nord. Nel Mezzogiorno il gruppo delle anziane sole e i giovani disoccupati, delle famiglie tradizionali della provincia e delle famiglie a basso reddito di soli italiani registrano quote comparativamente elevate: 44,5, 45,8 e 51,4 per cento rispettivamente, in particolar modo in Campania.
Dirigenti e pensioni d’argento nel Nord Ovest. Nel Nord, in particolare nel Nord-ovest, sono ben rappresentate le quote dei gruppi sociali più agiati come quello della classe dirigente (30,4 per cento nel Nord-ovest e 17,7 per cento nel Nord-est) e delle pensioni d’argento (34,9 e 21,2 per cento rispettivamente). Il Centro si colloca in una posizione intermedia.
L’indice di diversità di Simpson e la geografia. È stato inoltre misurato il grado di diversità nella composizione dei gruppi sociali di ciascuna regione. A tal fine, è stato calcolato un indice di diversità (o eterogeneità) di Simpson. Misura la probabilità che estratti a caso due individui da una data popolazione essi appartengano a due gruppi di popolazione diversi, in questo caso i gruppi sociali. L’indice, nella sua forma normalizzata, varia tra 0 ed 1. È tanto più vicino a 0 quanto più le famiglie appartengono a un unico gruppo sociale mentre è tanto più vicino a 1 quanto più i gruppi sociali risultino tutti ugualmente rappresentati nell’unità geografica di riferimento.
Il grado di uniformità è essenzialmente alto in tutte le regioni dato che il valore minimo dell’indice risulta pari a circa 0,91, essendo i gruppi ben rappresentati su tutto il territorio nazionale. Tuttavia, i valori più alti si registrano nelle regioni delle aree centro-settentrionali e in Abruzzo; quelli più bassi si registrano in alcune regioni del Mezzogiorno (Molise, Campania e Sicilia) e in altre collocate nell’estremo Nord-est (Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia). Nel primo gruppo di regioni i sottogruppi risultano dunque rappresentati in modo più equo mentre nel secondo si manifesta una minore uniformità in termini di composizione per gruppi sociali.