Nel periodo 2013-2015 il settore dove operano gli operatori mobili ha perso ricavi da servizi per 4,6 miliardi, ma nel 2016 c’è stato un rimbalzo dell’1,5%.E’ andata meglio nel 2016: si conta un +1,4% per Tim; +1,5% per Vodafone e +1,7% per la società che ora unisce Wind e 3, mentre nel primo trimestre 2017 si è registrato un +2,2% per Tim, +1,4% per Vodafone e -0,7% per Wind Tre (+0,4% però al netto degli effetti di calendario con l’anno bisestile). In un tale contesto c’è preoccupazione tanto più perché il mercato ha al momento un’Arpu (ricavi medi per cliente) a 13,7 euro, quindi non elevato. Altro elemento: nell’ultimo rapporto Asstel era segnalato un -49% nei prezzi della telefonia mobile fra 2011 e 2014, come da analisi condotta con l’Università di Roma Tor Vergata. Il mix di questi due elementi rischia di essere molto pesante se unito a una possibile corsa al ribasso dei prezzi, anche in vista degli investimenti che sono da considerare come basilari sulle tecnologie (upgrade del 4G e 5G) come sui contenuti (fra le varie cose, a quanto risulta al Sole 24 Ore Telecom, Wind Tre e Vodafone sarebbero state anche invitate dalla Uefa a partecipare alla gara sui diritti tv per Champions ed Europa League nel 2018-2021). È in questo quadro che le avvisaglie di nuova guerra dei prezzi – dopo un ritocco all’insù nel corso del 2016 – fanno paura, con gli occhi che finiscono oltreconfine, sulla francese Iliad. L’operatore con il suo marchio Free, che si pone come alfiere del low cost ma anche delle tariffe particolarmente chiare per la clientela (se non altro senza scegliere fra troppe opzioni), è atteso in autunno per uno sbarco in Italia voluto come “rimedio” dalla Ue per la fusione fra Wind e 3.
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