Comprare una seconda casa costa circa il doppio rispetto alla “prima”, cioè quella che figura come abitazione principale. Prendendo ad esempio un immobile residenziale del valore di 150mila euro e con rendita catastale di 450 euro, “compravenduto” tra privati, la sola differenza fiscale tra prima e seconda casa (su imposte di registro e ipocatastali) è pari a oltre 4mila euro. E arriva a 9mila euro nel confronto tra acquisti soggetti a Iva (cioè da impresa), perché in questo caso il calcolo dell’aliquota avviene sul prezzo di cessione dichiarato e non sul “prezzo-valore” (rendita catastale moltiplicata per un apposito coefficiente). Se poi si ricorre al mutuo, il divario si amplia ancora, in funzione della diversa imposta sostitutiva trattenuta dalla banca (0,25% per la prima casa e 2% per la seconda): su un importo di 100mila euro, rispettivamente 250 e 2mila euro. … Sommando tutte le voci – e operando ovviamente una forzatura, dato che a spese una tantum si aggiungono esborsi annuali – si arriva a un totale pari a 7.850 euro per la prima casa contro i quasi 15mila per la seconda.