Oggi gli avvocati in pensione percepiscono un assegno medio annuo di 38mila euro. Parliamo della generazione pre-crisi, abituata a un andamento del reddito in tendenziale crescita dove la concorrenza era meno marcata e dove la pensione veniva calcolata seguendo un calcolo retributivo estremamente generoso.
Se guardiamo al passato, vent’anni fa per esempio, c’erano 1,5 avvocati ogni mille abitanti e gli iscritti alla Cassa erano 64.466; la crescita di iscritti annualmente era tra l’8 e il 10% e i redditi salivano anche con percentuali a due cifre (gli aumenti più alti si sono registrati nel 1997 con + 14,4% e nel 2004 + 13,7%) .
Oggi lo scenario è molto cambiato: gli iscritti sono 239.848 e il rapporto medio è salito a quattro avvocati ogni mille abitanti con picchi di sette avvocati ogni mille in alcune zone del Sud. Questo numero include anche i 50mila avvocati che pur dichiarando redditi sotto i 10mila euro si sono dovuti iscrivere alla Cassa, obbligo introdotto con la legge 247/2012, con una conseguente sostanziale modifica degli scenari demografici e reddituali della categoria.
Anche sul fronte dei redditi ci sono sostanziali differenze: nel 1996 il reddito medio Irpef (rivalutato per annullare l’effetto inflattivo) era di 54.298 euro mentre nel 2015 questo valore è sceso a 38.385.