Il 70% dei capitali raccolti dalle aziende fintech europee nel primo trimestre del 2017 è andato a compagnie aventi sede in sei grandi città: Londra, Berlino, Stoccolma, Parigi, Barcellona e Amsterdam nell’ordine. Parliamo di circa 1,1 miliardi di dollari di finanziamenti nel complesso, con oltre un terzo di questa cifra (il 36% per la precisione) finito a startup e “new company” basate nella capitale del Regno Unito. Lo dice un rapporto reso pubblico questa settimana da FinTech Global, secondo cui la palma di enclave più dinamica per il fenomeno delle startup tecnologiche della finanza è invece Berlino, capace di raddoppiare nei primi tre mesi dell’anno la percentuale di investimenti intercettati, arrivando a 140 milioni di dollari. Una candidatura “ufficiale” al ruolo di città regina del fintech nel caso in cui Londra subisse forti (e al momento non previsti) contraccolpi correlati a Brexit? Presto per dirsi. Certo è che il fintech “made in Germany” gode di ottima salute. Lo prova, per esempio, il fatto che i tre round più importanti degli ultimi dodici mesi sono stati conclusi da startup tedesche, a partire dai 40 milioni rastrellati dalla banca digitale N26. Interessante notare, anche, come un quarto delle aziende innovative della Germania sia attivo nel direct lending e un altrettanto quarto operi nei sistemi di pagamento alternativi. E come ben l’80% delle banche che cooperano con le fintech per la loro strategia digitale (il 56% del totale) sono soddisfatte di questa collaborazione.
Dalla Svezia alla Spagna gli esempi che testimoniamo la vitalità del fenomeno in Europa sono diversi. Se prendiamo l’insieme dei Paesi scandinavi ecco materializzarsi la comunità di startup fintech più grande del Vecchio Continente dopo quella britannica. Klarna e iZettle, entrambe basate a Stoccolma e valutate rispettivamente 2,25 miliardi e 500 milioni di dollari, sono le punte di eccellenza di un ecosistema che nel 2015 ha saputo raccogliere qualcosa come 13,8 miliardi di dollari di finanziamenti. Ottime, in prospettiva, sono anche le potenzialità di crescita del movimento fintech francese (che alcuni analisti vedono come potenziale nuovo mercato guida al posto di quello inglese) e spagnolo, che conta di oltre 200 startup attive in questo settore.
E in Italia?
Articolo sul Sole 24 Ore del 23 giugno 2017
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