Il “record” spetta a Foppolo, 207 abitanti nell’alta Val Brembana. In questa località sciistica della bergamasca, nel 2014, il comune ha ottenuto prestiti per oltre 18mila euro pro capite. All’estremo opposto ecco Corato (Bari), Capriolo (Brescia), Magenta (Milano) e Toirano (Savona), dove l’indebitamento è stato di appena 2 centesimi per abitante. Mentre ci sono più di 3mila comuni che, nell’anno considerato, non hanno acceso mutui.
È utilizzando i dati raccolti da OpenPolis che Infodata ha potuto costruire la mappa dell’indebitamento dei comuni relativo all’anno 2014. O meglio: delle entrate da prestiti iscritte nel bilancio. I territori in verde più scuro sono quelli dove la cifra inserita nel documento contabile è pari a zero. Poi, a mano a mano che la somma aumenta, si vira verso il rosso.
Ora, nel momento in cui si è in grado di restituirlo senza mandare in dissesto le casse comunali, per un’amministrazione locale accendere un mutuo non rappresenta affatto un male. Al contrario: questi soldi vengono utilizzati per finanziare opere pubbliche. E quindi si migliora il territorio, o si dovrebbe farlo. E le imprese lavorano.
Allo stesso modo, evitare di ricorrere ai prestiti non significa necessariamente che si abbia autonomia finanziaria. Può anche essere che il comune non sia in grado di sostenere altri mutui. O, ancora peggio, che possa farlo ma sia bloccato dai vincoli imposti dal patto di stabilità. Insomma, nonostante la scelta cromatica possa farlo pensare, quella rappresentata non è la mappa dei ‘buoni’ e dei ‘cattivi’.
Curioso, però, vedere che si sono alcune regioni nelle quali le ‘macchie’ verdi siano meno diffuse che in altre. Si tratta del Lazio, della Campania e della Calabria. Così come della provincia autonoma di Bolzano. Qui è più frequente che nel 2014 i comuni abbiano acceso mutui, a prescindere dalla loro entità.
Tra le città più grandi, Roma ha iscritto in entrata prestiti per poco meno di 24 euro pro capite. Mentre Milano, nell’anno che portava ad Expo, per 131 euro ad abitante. Nei centri con più di 200mila abitanti quella che ha richiesto la somma pro capite maggiore alle banche è stata Catania, con oltre 1.800 euro a cittadino. Invece quella che ha fatto meno ricorso al credito è stata Verona, con appena 1,81 euro a persona. Anche in questo caso, nessun giudizio di merito: probabilmente sotto all’Etna c’era un’importante opera da realizzare mentre la città dell’Arena non ne aveva necessità. Oppure sì ed è stata bloccata dal patto di stabilità. Come detto, infatti, il punto non è accendere o meno prestiti. Quanto piuttosto essere in grado di restituirli.