Diciamo che da un popolo ciarliero ed estroverso come il nostro ci potevamo aspettare qualcosa di più. E se quanto a giovani e tecnologie non siamo tanto distanti dagli altri Paesi europei, quanto guardiamo gli over 60 c’è da mettersi le mani nei capelli. Ma andiamo con ordine. Secondo Eurostat che ha aggiornato i dati al 2016 nell’Unione europea, il 63% degli utenti di Internet tra i 16 e i 74 anni ha utilizzato le reti sociali nel 2016. Quindi diciamo che sei europei su dieci usano Facebook, Twitter e via dicendo. Tra gli Stati membri questa quota è stata più alta in Ungheria (83%), Malta (82%) e Belgio (80%). Tra i giovani di età compresa tra 16 e 24 anni, sale la percentuale e quindi quasi 9 utenti su 10 twittano, chattano e usano Fb. Tale percentuale scende al 77% in Francia e all’80% in Slovenia ma raggiunge il picco del 97% in Belgio, Danimarca e Ungheria. Tra i più anziani (65 ei 74 anni), come è naturale, quasi un terzo (32%) si è avvicinato ai social. Questa quota è inferiore al 50% in quasi tutti gli Stati membri dell’UE, tranne Belgio (56%), Ungheria (55%), Malta (51%) e Portogallo (50%) dove gli over 60 si dimostrano così particolarmente 2.0.
L’infografica interattiva realizzata da Eurostat consente di navigare le statistiche del sondaggio Paese per Paese. Cliccando sull’omino si hanno le statistiche per fasce d’età
In Italia? Sui giovani ci muoviamo poco sotto la media (88%), oltre i 65 anni invece si cala al 32%. Insomma i più anziani non amano i social come in altri Paesi. Poco male. Il problema semmai sono gli altri indicatori. Siamo in fondo alla classifica per telefonate (o videochiamate) online (tipo Skype per intenderci), nella lettura di notizie online (peggio di noi solo la Francia e l’Irlanda) e nella ricerca di informazioni via web (qui siamo davvero gli ultimi) e nell’home banking (42% contro il 59% della media Ue). Ci sarebbe da mettere nel conto anche la percentuale di persone che inviano o ricevono mail (siamo al 78% contro una media dell’86%) ma pare un po’ fuori dal tempo. Scaliamo verso la media invece sul fronte della fruizione di video e musica online e nella prenotazioni di viaggio via web. Queste percentuali, per quanto provenienti da una fonte autorevole come Eurostat, andrebbero analizzate con più profondità magari andando a capire meglio modalità del sondaggio. Servono altre domande, insomma. Perché se ci fermiamo a questo livello di approfondimento il nostro comportamento digitale sembra essere più in linea con l’Europa solo quando si tratta di intrattenimento (musica e video). Quando di mezzo ci sono i soldi, i servizi o cose più serie siamo meno “interattivi”.
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