La ricchezza di un territorio incide sul numero di reati contro il patrimonio commessi nella stessa area? Nel tentativo di dare una risposta a questa domanda, Infodata ha incrociato i dati provinciali sulle denunce per furto e rapina presentate nel 2015, pubblicati dall’Istat, con due indicatori. Ovvero il reddito medio, facente riferimento alle dichiarazioni Irpef 2015 e quindi relative all’anno precedente e pubblicate sul sito del Ministero dell’Economia, e il tasso di disoccupazione nel 2015, anche questo reso disponibile dall’Istituto nazionale di statistica. Il risultato è quello visualizzato in questa infografica:
La disposizione dei punti sul grafico non dice in realtà molto rispetto alla domanda di partenza, visto che si limita ad evidenziare che dove è più alta la disoccupazione è più basso il reddito e viceversa. Per capire quanti siano i reati segnalati alle forze dell’ordine occorre guardare alle dimensioni e al colore dei punti, che diventano più grandi e variano dal verde al rosso quante più sono le denunce. Con la precisazione che, per normalizzare il dato e rendere possibile un confronto, sono state prese in considerazione le denunce di reato ogni centomila abitanti. Infine i simboli indicano la zona d’Italia in cui si trova la provincia in questione: un quadrato per il Nord, una croce per il centro, un cerchio per il Sud e un triangolo per le isole. Sulla parte destra è possibile selezionare una delle fattispecie censite dall’Istat e vedere come cambia la situazione nel grafico.
Ed è appunto muovendosi tra le diverse tipologie di reato che è possibile dare una risposta alla domanda iniziale. Guardando innanzitutto i furti, l’opzione che risulta selezionata in automatico quando si carica l’infografica. Osservando la quale si può notare come i punti più grandi e più tendenti al rosso si trovino nella parte di grafico in cui ci sono le province con un reddito più alto. Anche se appare un dato interessante, un punto che compare “fuori dagli schemi”. Ovvero quello relativo alla provincia di Rimini, rappresentata sul grafico dal quadrato rosso che sta a metà tra le province con più disoccupazione e quelle con un reddito più alto. Nonostante questa posizione, è la provincia italiana in cui nel 2015 ci sono state maggiori denunce per furti, oltre 5.200 ogni 100mila abitanti.
Le rapine, che a differenza dei furti implicano il ricorso alla violenza, sono invece distribuite in maniera più omogenea sul territorio nazionale. Tanto che il maggior numero di denunce, 195 ogni 100mila abitanti, sono state presentate in provincia di Napoli, una delle zone del Paese con la disoccupazione più alta. Mentre subito dopo, con 123 segnalazioni di reato, si incontra Milano, la seconda provincia con il reddito più elevato.
Ed è proprio in queste ultime, le aree più ricche del Paese, che si concentra il maggior numero di furti in abitazione. Il numero più alto di episodi si registra in quelle province in cui il reddito medio è superiore ai 15mila euro, con il picco a Ravenna. L’unica eccezione è rappresentata dalla provincia di Trapani, che nel 2015 ha visto 576 denunce per questo reato ogni 100mila abitanti. Un’eccezione anche geografica, visto che la quota più alta di furti in abitazione si verifica in provincie del Nord e centro Italia. Certo non stupisce che i malviventi scelgano di rubare nelle case delle zone più ricche del Paese, ma l’intuizione trova qui conferma nei dati. Per quanto le rapine in abitazione, dove subentra anche la componente della violenza, siano distribuite in maniera abbastanza omogenea sul territorio. Al primo posto si trova Trapani, che dimostra così di avere un problema di sicurezza delle abitazioni, con 11,7 denunce ogni 100mila abitanti. Quindi ecco Piacenza con 10,1.
I dati esaminati dicono anche che un altro reato tipico delle province più benestanti è il furto all’interno degli esercizi commerciali. Con un’incidenza minore rispetto a quelli in appartamento, ma anche per questa fattispecie i punti più grandi e più tendenti al rosso si trovano nella parte di grafico dove ci sono le aree più ricche del Paese. L’incidenza maggiore è a Bologna, con 401 denunce ogni 100mila abitanti. Le banche e gli uffici postali, invece, vengono presi di mira a prescindere da reddito e disoccupazione. Del resto, poco o tanto che sia, i malviventi qui sono certi si trovare del denaro.
Altro reato “tipico” delle zone più benestanti è il furto all’interno delle auto in sosta. Ovvero quello che si verifica quando il malvivente rompe un vetro della vettura posteggiata per rubare gli oggetti lasciati al suo interno. Anche in questo caso, basta selezionare la fattispecie nella colonna della parte destra del grafico, sono le provincie con i redditi più alti a registrare il maggior numero di segnalazioni. La situazione peggiore è a Milano, con 745 denunce ogni 100mila abitanti.
Se si guarda invece al furto dell’intero veicolo ci si sposta invece tra quei reati più comuni nelle zone a reddito più basso e più alta disoccupazione. Vale per le autovetture, con il maggior numero di denunce registrate tra Barletta, Andria e Trani, per i camion carichi di merci, seppure non manchino gli episodi anche nelle zone più ricche. E anche per i ciclomotori, pur se in misura minore. Al contrario i motocicli, quelli cioè con una cilindrata superiore ai 50 centimetri cubici, vengono rubati a prescindere da redditi e tasso di occupazione.
In conclusione, la risposta alla domanda di partenza è affermativa: ci sono alcuni reati contro il patrimonio che appaiono essere influenzati dalla ricchezza di un singolo territorio. Le denunce per furti, compresi quelli in abitazione e nell’auto in sosta, sono più frequenti nelle zone più benestanti del Paese. Mentre in quelle economicamente più depresse vengono rubate di più le auto e i camion carichi di merce.
Nota: i reati contro il patrimonio sono quelli descritti dal codice di procedura penale negli articoli dal 624 al 649. Tra questi rientrano molteplici fattispecie, non soltanto il furto e la rapina. Nonostante questo nell’articolo l’espressione reati contro il patrimonio è stata utilizzata come sinonimo per indicare i soli crimini presi in considerazione nell’analisi.