Lo scorso anno, in Italia, più di 1 milione e 600mila famiglie ha vissuto in condizioni di povertà assoluta. Si tratta di 4 milioni e 742mila persone. I numeri arrivano dall’Istat e, questa la nota positiva o perlomeno non negativa, il dato è sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente. L’elemento che preoccupa, però, è che l’incidenza della povertà assoluta cresce tra i più giovani. E tra le famiglie con almeno tre figli minori. Chi sta meglio, invece, sono gli over 65.
Prima di addentrarsi nella descrizione di un Paese che vede i giovani impoverirsi, è bene precisare cosa intenda l’Istat per povertà assoluta. L’istituto di statistica calcola il valore della spesa minima mensile necessaria per l’acquisto di un paniere di beni e di servizi considerati essenziali per una qualità della vita minimamente accettabile. Ovviamente, ma questo lo si vedrà nel dettaglio più avanti, questa somma è ponderata sulla base della zona in cui si vive e sulle caratteristiche del nucleo famigliare. Ma, in buona sostanza, se non si arriva a spendere quella cifra al mese, per l’Istat si vive in condizioni di povertà assoluta.
Presentando il suo rapporto, l’istituto mette da subito in chiaro quali siano le categorie tra le quali sia più alta l’incidenza della povertà assoluta. Ovvero la percentuale di soggetti che vivono in queste condizioni. Ci sono innanzitutto le famiglie con tre o più figli minori: lo scorso anno più di una su quattro non era in grado di raggiungere la soglia di spesa calcolata dall’Istat. In numeri assoluti, si tratta di 137mila famiglie. O, detto altrimenti, di 814mila persone, minori compresi. Questo l’andamento negli ultimi dieci anni:
Come si vede dal grafico, l’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie con figli minori è in sostanziale aumento nell’ultimo decennio. Nel grafico si nota un forte incremento a partire dal 2012, l’anno dell’austerity del governo tecnico di Mario Monti. A partire da quella data, la differenza tra avere un unico figlio e averne due ha cominciato a farsi sentire in termini di povertà assoluta dei nuclei famigliari.
Oltre alle famiglie, ad impoverirsi sono i più giovani. Istat scrive che dal 2012 persiste una «relazione inversa tra l’incidenza della povertà assoluta e l’età della persona di riferimento». Ovvero che più è giovane il capofamiglia più è probabile che il nucleo familiare viva in condizioni di povertà. Per capirlo meglio, è opportuno osservare il grafico.
Come si può vedere, per tutte le classi di età l’ultimo decennio ha visto un aumento dell’incidenza della povertà assoluta. Per tutte, tranne che per una: gli over 65. Ovvero i pensionati, che dal 2012 ad oggi hanno visto ridursi la percentuale di coloro che vivono in povertà. Gli incrementi più significativi hanno riguardato i nuclei in cui il capofamiglia ha tra i 35 ed i 54 anni.
Per i più giovani, la fascia tra i 18 ed i 34 anni, Istat ha iniziato a raccogliere i dati solamente nel 2014. Ma bastano questi tre anni per registrare due elementi: intanto, che la povertà sta aumentando anche per questa categoria. Inoltre, e soprattutto, che la percentuale più alta di famiglie che vivono in condizioni di povertà assoluta si registra in questa fascia d’età.
I numeri dell’Istat, insomma, restituiscono l’immagine di un Paese in cui la povertà è più diffusa tra i giovani, ovvero le persone che entrano nel mercato del lavoro o almeno dovrebbero entrarci. E che se poi queste persone decidono di mettere su famiglia, al netto del Fertiliy day, la loro situazione economica non fa che peggiorare. E voi, vivete in condizioni di povertà? Volete conoscere la vostra soglia di povertà assoluta? Potete farlo utilizzando questo strumento:
Articolo uscito a luglio 2017