La manifattura italiana si difende ancora bene grazie ai primati dell’export e alle sue eccellenze consolidate, come la produzione di robot e macchine utensili, ma non sembra ancora pronta ad entrare negli aspetti più profondi della trasformazione dell’Industria 4.0. Un report del think tank Istituto per la competitività I-Com, che sarà presentato domani a Bruxelles presso la sede dell’Europarlamento, assegna all’Italia solo il 18esimo posto di una speciale classifica dei Paesi Ue relativa al grado di preparazione alla digitalizzazione del sistema industriale. Paghiamo soprattutto il basso livello di diffusione delle connessioni veloci e il gap di competenze nel settore Ict.
La classifica stilata da I-Com si basa su 13 variabili, alcune riferite nello specifico alla manifattura, altre più in generale al livello raggiunto nel Paese: diffusione di software Erp (pianificazione risorse di impresa), utilizzo di tecnologie e chip Rfid (ad esempio per tracciare le merci), acquisto di servizi «cloud», uso del software Crm (customer relationship management), integrazione dei processi di business tra produttore/fornitore/cliente (software Scm), analisi dei big data, copertura in banda ultralarga, copertura della telefonia 4G, percentuale di specialisti Ict sul totale degli occupati, percentuale di addetti all’analisi dei dati, imprese che fanno formazione per l’Ict, percentuale di laureati Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica), imprese con una strategia di sicurezza Ict. Dalla composizione delle variabili emerge il nostro 18esimo posto, con un punteggio di 77,8 rispetto al top rappresentato dalla Finlandia con 100. Olanda, Germania, Danimarca, Austria sono gli altri Paesi di testa. Siamo al di sotto la media Ue a 28 Paesi (79) e alle nostre spalle ci sono solo
Articolo sul Sole 24 Ore del 5 febbraio 2017