Gli italiani sono un popolo di dottori in Economia e di ingegneri. A tagliare il traguardo della laurea in questi due ambiti è quasi uno studente su tre, tra tutti quelli graduati nel 2016. A seguire, in base ai dati del Miur rielaborati dal Sole 24 Ore, i corsi di studio che “sfornano” più laureati sono quelli in Medicina, Giurisprudenza e – in ordine di classifica – quelli nelle materie letterarie.
Restano, invece, una minoranza i titoli di studio conseguiti nel 2016 in ambito scientifico, agrario e chimico-farmaceutico, nonostante siano tra quelli più ricercati dalle imprese italiane secondo l’ultima rilevazione Excelsior (si veda «Il Sole 24 Ore» del 21 agosto scorso). Fa ben sperare, però, proprio per le prospettive dell’occupazione giovanile, il fatto che in queste materie il numero di laureati sia in crescita rispetto al 2015. A segnare un incremento del 15% su base annua sono soprattutto gli agronomi, merito probabilmente delle politiche governative a favore degli under 40 che scelgono questo settore: negli ultimi anni le agevolazioni messe in campo dal ministero delle Politiche agricole e forestali per gli under 40 sono state diverse, per ultima la decontribuzione al 100% per tre anni rivolta a chi avvia un’attività agricola nel 2017, introdotta con l’ultima legge di Bilancio.
L’anno scorso in Italia hanno conseguito la laurea universitaria circa 305mila studenti (diplomati in tutte le tipologie di corso, triennali o specialistiche, vecchio o nuovo ordinamento e lauree magistrali a ciclo unico). Tra questi, ben 22.204 sono usciti da «Scienze dell’economia e gestione aziendale» e 16.800 dalle «magistrali in Giurisprudenza». Sono questi i due corsi di laurea che hanno “prodotto” in assoluto più dottori, seguiti dal corso in «Professioni sanitarie» (infermieristiche e ostetriche), «Ingegneria industriale» e «Scienze dell’educazione e formazione».
Mentre il dibattito sul futuro delle università italiane lanciato dal Sole 24 Ore ospita le opinioni di numerosi docenti e ricercatori (si veda la pagina precedente), l’attenzione si concentra sul rapporto tra corso di studi e mercato del lavoro e i dati del Miur confermano il gap tra i desiderata delle imprese e quelli degli studenti italiani. Ad esempio, gli universitari sembrano snobbare le lauree per formatori (-4% nell’area insegnamento), nonostante – secondo l’ultima ricerca Excelsior (Unioncamere e Anpal) – questi profili risultino difficili da reperire nel 66% dei casi per le imprese che assumono personale laureato.
GUARDA L’INFODATA DEL LUNEDI’ – pubblicata sul Sole 24 Ore del 28 agosto, a cura dell’Area pre-press
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