Secondo la Fao la carne di maiale è la più consumata a livello globale. Il 37% del consumo complessivo. Segue il pollo al 35% e la carne di manzo al 21,6%. Dove viene consumata? Prevalentemente in Cina, poi seguono gli Stati Uniti e poi Brasile, Germania e Francia. Secondo l’ultimo Food Outlook sempre della Fao la produzione mondiale di carne per il secondo anno di fila non è destinato ad aumentare (+0.3%) raggiungendo 322 milioni di tonnellate. Colpa della flessione della Cina. Se escludiamo in gigante rosso, la produzione di carne aggregata del resto del mondo dovrebbe aumentare di 1,9 per cento anno su anno. In termini di offerta è la produzione di carne bovina che crescita più mentre le carni suine che sono le più consumate accusano un lieve calo. Il commercio della carne di maiale è tuttavia destinato ad aumentare del 4,1 per cento.
I prezzi della carne? L’indice dei prezzi della carne Fao ha raggiunto in media 171,7 punti a maggio continuando una tendenza di modesti incrementi evidenti sin dall’inizio dell’anno. Da gennaio a maggio l’indice è aumentato di quasi l’8 per cento, con le quotazioni per i suini e le carni suine che registrano il più grande crescita, seguita da carni di pollame e di bovini. Nel complesso, l’indice dei prezzi del mese di maggio 2017 era in crescita del 11 per cento rispetto a maggio 2016.
Per avere una immagine interattiva i data journalist Skyler Johnson and Peter Gilks hanno realizzata questa infografica che raccoglie i dati sulla produzione di carne.
L’Italia. Quanto a noi, nell’ultimo anno come certifica Istat ci sono stati dei cambiamenti nei consumi alimentari, con la spesa per frutta e verdura aumentata del 3,1%, quella per pesci e prodotti ittici del 9,5%, contestuali a un calo della spesa per la carne (-4%). Il settore però non va male. Come si legge sul Sole 24 Ore nell’ultimo decennio l’export di carni ha segnato un balzo del 75% che ha consentito alle imprese di bilanciare la contrazione dei consumi interni. Oggi ogni 100 euro di vendita di carni, 12 sono state realizzate all’estero per un valore dell’export di 2,8 miliardi di euro (il 9% del totale alimentare). Gli italiani mangiano, infatti, sempre meno carne, come dimostra il calo dei consumi pro-capite passati dagli 80,4 Kg del 2005 ai 74,5 del 2015.
La componente più dinamica dell’export di carne è quella dei salumi, che con 1,6 miliardi di valore nel 2016 (56% del totale carni) ha quasi raddoppiato il valore (+91%) in dieci anni, con una performance anche nel 2016 (+4,5%). Punto di forza del prodotto made in Italy è la qualità, come dimostra il differenziale di prezzo: con 8,1 €/kg l’Italia stacca nettamente i grandi esportatori spagnoli (5,70 €/kg), tedeschi (4,2 €/kg), statunitensi (3,5 €/kg) e polacchi (3 €/kg), sebbene li segua a distanza sul fronte delle quantità.
Nel mercato mondiale il nostro paese ha una quota pari al 7,7% su un valore totale di 21 miliardi nel 2016. Di questi 3,4 miliardi (16% del totale) sono concentrati nel Regno Unito, primo mercato di importazione di salumi, con positivi trend di crescita nel corso degli ultimi 10 anni (+33%). Gli inglesi sono buoni clienti del made in Italy (11% del valore dell’export della penisola), ma sono preceduti da quelli tedeschi (21%) e francesi (17%).
I prezzi. La Danimarca detiene il record della carne più cara in Europa. (più di 40% del prezzo medio Ue). Seguita da Austria (+37%) e Polonia.