In attesa di scoprire stasera 12 settembre che aspetto avrà iPhone X (qui trovate tutto quello – ed è tanto – che sappiamo finora) proviamo ad appuntarci qualche numero per inquadrare meglio quanto vale l’iPhone del decennale per Apple e quali sono ancora le questioni da sciogliere sul fronte dei conti. Gli occhi sono puntati sulla Cina. Su questo mercato si concentrano non solo i nuovi competitor ma anche le attese di Cupertino per rilanciare le vendite.
In dieci anni 1,2 miliardi di iPhone. Apple ha venduto oltre 1 miliardi di iPhone dal 29 giugno 2007. Quando è nato il primo apparecchio – ha ricordato a Reuters Tony Fadell uno degli sviluppatori – il modello di business era un disastro”. Non c’era ancora l’app store e poteva funzionare solo con At&t. E’ a partire dal 2008, con la nascita dell’app store, che iPhone diventa il primo esemplare di smartphone moderno. Dieci annni dopo il giro d’affari generato dalle applicazioni per telefonino ha raggiunto 24,3 miliardi di dollari.
La questione Cinese e il calo del 9,5%. Di certo qualcosa nel Continente rosso non ha funzionato. Dopo cinque trimestri di crescita a doppia cifra le vendite nel terzo trimestre sono calate del 9,5% (anno su anno). Nella Grande Cina che comprende Taiwan e Hong Kong rappresenta il terzo mercato per vendita di iPhone, dopo Usa ed Europa. Diciamo che quello asiatico è il solo segno meno nel fatturato internazionale di Cupertino. Come è inoltre prevedibile il nuovo iPhone costerà 1000 dollari (il doppio del salario medio cinese). Per alcuni il fattore prezzo potrebbe rappresentare un problema. C’è da dire però che Apple in Cina fatica solo sugli smartphone. I computer Mac stanno crescendo a doppia cifra, gli iPad pure. Certamente non parliamo di prodotti a buon mercato. Se i consumatori cinesi sono disposti a spendere 2mila dollari per un Mac perché non lasciarsi andare anche per uno smartphone? Il problema, scrivono alcuni esperti di tecnologia, è legato all’estetica asiatica in fatto di smartphone. Per dirla in altro modo, iPhone in Cina non vince a mani basse con in Occidente. Il form factor, la dimensione dello schermo e il design negli ultimi anni non è cambiato. Nel senso che a fronte di un ciclo di prodotto di 18 mesi da parte della concorrenza, Apple cambia davvero solo ogni due-tre anni. Aggiungi poi che iPhone 7 non è stato percepiti dai cinesi (e non solo) come un telefono molto diverso da iPhone 6. Possono essere tutti fattori che spiegano il mancato boom cinese. Il vero cambiamento però è legato ai produttori cinesi, Huawei in testa, che solo nell’ultima anno stanno sfornando telefonini sempre più concorrenziali rosicchiando quote di mercato ai due big, Samsung ed Apple.
La capitalizzazione e il traguardo da mille miliardi. Nel maggio scorso, come scrive il Sole 24 Ore, l’azienda di Cupertino ha sfondato quota 800 miliardi di valore in borsa. Un record assoluto battuto il primo settembre scorso, quando il titolo ha raggiunto quota 164,05 dollari grazie all’annuncio ufficiale dell’evento in programma dopodomani per il lancio del nuovo iPhone. Va detto che già da qualche mese, numerosi analisti puntano su Apple come prima azienda che supererà i mille miliardi di capitalizzazione. Affinché ciò avvenga, le azioni del colosso californiano dovranno raggiungere i 193-194 dollari. Se anche il nuovo iPhone, che oltretutto è quello del decennale, sarà in linea coi precedenti, portando un incremento medio del titolo del 27%, le azioni della casa di Cupertino sforeranno agilmente quota 200 dollari, alzando la capitalizzazione ben oltre i mille miliardi.
La dipendenza dei conti da iPhone. Come si vede il peso delle vendite di iPhone raggiunge il picco nel primo trimestre dell’anno fiscale che chiude a settembre. Sono numeri che descrivono un successo indiscutibile del prodotto. I conti del telefonino tuttavia contribuiscono al 60% delle entrate della Mela. Molto, troppo. Per gli analisti finanziari questa percentuale così alta è il maggiore punto di debolezza di Cupertino che tuttavia negli ultimi trimestri ha lavorato per riequilibrare e diversificare il fatturato (sono migliorate per esempio le performance legate ai servizi). Gli investitori tuttavia scommettono che con l’iPhone del decennale e con un prezzo che potrebbe aggirarsi intorno ai mille dollari, i margini che già sono altissimi per un produttore di telefoni saliranno ulteriormente. Come dire, in attesa di mettere mano alla dipendenza iPhone, presentiamo un smartphone così innovativo da rilanciare ancora di più le vendite.
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Come è cambiato il mercato? Il duopolio con Samsung è finito. Avanzano i cinesi. Lo sappiamo, il mercato degli smartphone è cresciuto in modo esponenziale: nel 2016 aveva un giro d’affari 431 miliardi di dollari a livello globale, 4 miliardi di persone possedevano un device, 2 miliardi uno smartphone e sono decine di migliaia le app disponibili e sono destinate ad aumentare, con l’avvento delle nuove tecnologie, come quelle per l’internet delle cose, le auto connesse e le smart home. La notizia è l’impennata dei produttori cinesi. Secondo i dati forniti da Counterpoint, l’azienda di Cupertino è stata scalzata dalla cinese Huawei che ora è il secondo produttore di smartphone al mondo dietro Samsung. La notizia va presa con le molle. I dati di Counterpoint si riferiscono a giugno e luglio, due mesi tradizionalmente deboli per Cupertino e che hanno visto il debutto dei due top di gamma di Samsung e Huawei. Tuttavia, l’avanzata inarrestabile cinese è un dato di fatto. Se infatti è vero che nei primi tre mesi dell’anno sono stati venduti 380 milioni di smartphone nel mondo, 91 milioni circa, il 24 per cento, sono cinesi. Cioè sono da attribuire a brand asiatici come Huawei, Oppo e Vivo che sono cresciuti in un anno del 17%. «I produttori top cinesi – afferma il direttore del settore ricerche di Gartner – vincono perché non solo hanno prezzi più competitivi ma offrono tecnologia e qualità». Tradotto significa che non è più solo una questione di volumi, low cost e di fascia bassa. Come ormai è chiaro da almeno un anno i cinesi hanno investito molto in questo mercato con l’ambizione di rosicchiare quote di mercato ai due big assoluti (Apple e Samsung). Proprio loro, sempre secondo Gartner, rappresentano un terzo del mercato (34%).
I dati sono stati diffusi da Statista (per maggiori informazioni vedi qui).