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economia

S&P taglia il rating, per la Cina è rischio bolla

Non è un bel segnale in vista del prossimo Congresso del Partito comunista cinese, che si aprirà a Pechino il 18 ottobre prossimo, anche se c’è chi ne minimizza l’impatto politico. Non lo è neanche davanti all’ottimismo di una Borsa rampante e di una crescita, a metà anno, del 6,9 per cento.
Ci ha pensato Standard &Poor’s Global Ratings – a borse ormai chiuse – a rimettere la Cina con i piedi per terra seguendo le orme di Moody’s, che aveva fatto altrettanto quattro mesi fa: l’agenzia ha rivisto al ribasso il rating di lungo periodo della Cina, a A+ da AA-.
Questa pagella negativa sarebbe la conseguenza della crescita del debito corporate: il vortice dei crediti facili ha, infatti, incrementato il pericolo di rischi finanziari sistemici. Proprio quelli che il premier Li Keqiang – nel suo discorso rivolto alla Plenaria del Parlamento cinese lo scorso 5 marzo – aveva messo in cima alla lista delle cose da evitare a tutti i costi. Da qui era nata, a gennaio, la lotta serrata alla fuga di capitali mentre la Banca centrale sosteneva a piene mani lo yuan debole attingendo alle riserve in valuta
Articolo sul Sole 24 Ore del 22 settembre 2017