La notizia positiva è che sono in calo. Si tratta di un fenomeno che riguarda soprattutto gli uomini. E, per gli appassionati di statistica, il metodo più comune utilizzato da chi sceglie di togliersi la vita è l’impiccagione. Sì, i numeri in questione sono quelli relativi ai suicidi in Italia, censiti da Istat e che coprono un arco temporale che va dal 1994 fino al 2015.
Ed è proprio mettendo in fila gli episodi registrati nel corso di questi oltre vent’anni che si osserva una riduzione dei casi. Furono 4.536 gli italiani che scelsero di porre fine alla propria esistenza nel 1994, sono stati 3.935 un paio d’anni fa. Non è tutto: suddividendo per genere il numero di suicidi, emerge chiaramente come siano soprattutto gli uomini a prendere la decisione estrema.
A grandi linee si può dire che nel 2015 tre suicidi su quattro hanno visto come protagonista un uomo. Non solo. Se per le donne la tendenza è quella di un calo tutto sommato costante, per l’altra metà del cielo si nota una risalita dal 2005 fino al 2012, con numeri che poi tornano a scendere dal 2014. Per quanto i casi registrati un paio d’anni fa rimangano superiori al minimo storico censito dall’Istat nel 2005, con ‘appena’ 5.607 episodi.
I dati raccolti dall’Istituto nazionale di statistica consentono anche di capire quale sia il periodo dell’anno in cui si verifica il maggior numero di suicidi. E, contrariamente a quanto si possa pensare, non sono l’autunno e l’inverno i periodi in cui sono più numerosi i casi. Ma è con la primavera che si registra il picco di episodi.
Tra il 2003 ed il 2014, sia per gli uomini che per le donne, è infatti maggio il periodo in cui si è verificato il maggior numero di suicidi. Quasi 4.700 episodi su un totale di poco meno di 48mila casi censiti nel periodo. Uno su dieci, in altre parole, sceglie di morire a maggio. Con il filtro posto in alto a destra sul grafico è possibile selezionare un anno specifico e verificare come siano andate le cose nella singola annata.
L’Istituto nazionale di statistica offre anche la possibilità di conoscere quali siano le modalità scelte per togliersi la vita dalle persone che decidono di farlo. In questo caso i dati fanno riferimento al solo 2014 e la situazione è questa:
Come si può vedere, sia per gli uomini che per le donne le modalità ‘preferite’ sono il soffocamento e l’impiccagione. Più della metà dei primi e oltre un terzo delle seconde ha deciso di porre fine così alla propria esistenza. Poi c’è la precipitazione, la scelta di lanciarsi nel vuoto. Che ha riguardato il 15% degli uomini e quasi il 32% delle donne. Modalità a parte, il tratto comune riguarda la decisione di togliersi la vita. E l’amara consolazione che il numero di italiani che sceglie di farlo sia in calo.