Nella provincia francofona del Brabante vallone, nel centro perfetto del Belgio, pochi chilometri a sud della capitale Bruxelles, risiedono meno di 400mila abitanti. Non mancano però i parchi scientifici, le sedi di alcuni big della farmaceutica mondiale come Gsk, Pfizer e Abbott, nonché la prima università europea per tasso di innovazione. Nella classifica Reuters degli atenei, la piccola università cattolica di Leuven è al primo posto in Europa per numero di brevetti e di pubblicazioni internazionali. Nessuna sorpresa, allora, se i dati Eurostat incoronano la provincia del Brabante vallone come l’area di tutta la Ue che investe di più in ricerca e sviluppo: per l’esattezza, l’11,36% del Pil, contro una media europea del 2,04 per cento.
L’istituto di statistica della Ue ha appena pubblicato la fotografia 2017 dei suoi Paesi membri, visti non già come 28 Stati, ma spacchettati in singole regioni. E le differenze, all’interno di ogni nazione, sono marcate. Sul fronte dell’innovazione tecnologia e scientifica, per esempio, 30 regioni sono già riuscite a centrare il target fissato da Bruxelles per il 2020, vale a dire una spesa in R&D superiore al 3% del Pil. Accanto al Brabante vallone, sul podio delle migliori salgono due province tedesche: una è l’area attorno alla città di Braunschweig, nella Bassa Sassonia, patria della Volkswagen e quartier generale di Siemens e Intel, ma anche sede di numerose imprese del biotech; e l’altra è la regione di Stoccarda.