Tre benefattori su quattro, le persone che fanno una donazione ad organizzazioni di volontariato, sono donne. E il 59% di loro ha scelto il web per inviare il proprio denaro a sostegno di una causa benefica. Queste le principali conseguenze cui è giunto il 2017 Global Trends in Giving Report.
Ovvero un’indagine promossa dal Public Interest Registry e realizzata da Nonprofit Tech for Good, che ha coinvolto oltre 4mila persone tra maggio e giugno di quest’anno. Prima edizione di un rapporto che ha coinvolto soprattutto donatori nord americani (il 73,3% del totale), mentre solo un partecipante su dieci vive in Europa. Lo studio, oltre che sulla base delle differenze di genere, descrive i comportamenti dei benefattori anche con riferimento all’età e alle posizioni politiche. La prima diversità, però, riguarda i comportamenti di uomini e donne.
Come detto, le principali donatrici sono donne. Si tratta del 73% del totale. Una su otto, la quota più alta, ha scelto di sostenere organizzazioni impegnate in favore dei bambini. Il 45% di queste donatrici, ha scelto di inviare il proprio denaro ad un’organizzazione non governativa attiva al di fuori del proprio Paese di residenza. Più di una su quattro è stata convinta ad effettuare la donazione dopo aver visualizzato un post su un social network.
Interessante notare come l’appartenenza politica modifichi anche la propensione alla beneficenza. Il 33,8% dei donatori viene definito nel rapporto come “somewhat liberal”. Espressione che in italiano potremmo rendere con centrosinistra. Il 28,1% è decisamente di sinistra, il 24,6% si dichiara moderato. I conservatori, l’ala più a destra dello schieramento, sono invece appena il 3,6% di coloro che fanno beneficenza e hanno partecipato a questa indagine. A seconda di come ci si comporti nelle urne, cambia anche il tipo di organizzazione che si sceglie di sostenere. Il 29% dei donatori di destra sceglie di finanziare attività religiose. I progressisti, invece, prediligono le associazioni impegnate nella tutela dei diritti umani e civili.
I baby boomers, come i conservatori, sostengono soprattutto le organizzazioni religiose. Non a caso, due donazioni su tre avvengono in occasione di feste religiose. Come il Natale o la Pasqua per i cristiani, Hanukkah per gli ebrei, Eid al-Fitr per i musulmani. Inoltre, con buona pace dei luoghi comuni, il 59% dei benefattori appartenenti a questa generazione effettua le proprie donazioni tramite un sito web.
Forse perché si trova nell’età in cui si è diventati da poco genitori, gli appartenenti alla generazione X scelgono come primo target della loro beneficenza le associazioni che si occupano di assistenza ai bambini. In questo caso ad ispirare alla donazione sono soprattutto i social network (28%), anche se rimane importante il ruolo degli eventi di fundraising (24%) e le campagne via email (20%). Elemento interessante, specie per chi si trova a promuovere le attività di un’associazione attraverso i social network, è Facebook ad aver ha convinto il maggior numero di donatori. Ovvero il 64% di coloro che hanno fatto una donazione grazie ad un post su una di queste piattaforme.
E i millennials? Per convincerli a donare, bisogna coinvolgerli. Il 69% dei partecipanti all’indagine ha affermato di aver svolto attività di volontariato negli ultimi 12 mesi. E il 75% di questi ha poi deciso di fare una donazione all’associazione che li ha visti impegnati. Anche in questo caso, ad essere premiate sono soprattutto le realtà che si occupano dell’infanzia. E il peso dei social media rimane alto nello spingere alla donazione (33%). Ma, come detto, per i millennials un coinvolgimento diretto nelle attività di volontariato rimane l’arma migliore per convincerli a donare.