C’è chi enfaticamente l’ha definita come la fine del segreto bancario. Per capire se davvero sarà così, bisognerà attendere nel dettaglio come e in quale misura sarà utilizzata questa nuova mole di informazioni destinate ad arricchire il patrimonio informativo dell’amministrazione finanziaria. Qualche dubbio è più che legittimo soprattutto alla luce delle ultime settimane caratterizzate dal caos spesometro e dalle “bacchettate” della Corte dei conti sul mancato utilizzo della Superanagrafe dei conti correnti “interni”. Ed è proprio in questo settore dell’Anagrafe tributaria che dovrebbero confluire i dati dei conti correnti detenuti all’estero dai cittadini italiani. Dati in prima battuta relativi al 2016 e che coinvolgeranno 49 Paesi oltre all’Italia, i cosiddetti early adpoters. Già da stamattina i database del Fisco italiano potranno contare su questi nuovi elementi, visto che la deadline di trasmissione per le amministrazioni finanziarie estere (e della nostra verso gli altri Stati aderenti all’accordo) era sabato 30 settembre.
Solo per fare qualche esempio, ci saranno i dettagli su chi detiene conti e altre ricchezze finanziarie nei forzieri di Anguilla, Isole Vergini britanniche e Cayman, oltre a quelli dei principali Paesi europei. Poi dal 2018 arriveranno anche le informazioni (relative al 2017) da Aruba, Hong Kong, Montecarlo, Svizzera, per avere un’idea della capillarità e del coinvolgimento. Coinvolgimento che salirà, quindi, complessivamente a 90 Paesi.