Oltre che gli insegnanti, potrebbero tranquillamente essere anche i nonni dei loro studenti. Almeno sotto il profilo anagrafico: alla primaria il 55% dei docenti ha più di 50 anni, così come alla secondaria di secondo grado. Alle vecchie scuole superiori si sale invece al 61%. Invecchia la popolazione, insomma, e di conseguenza invecchia anche chi ha il compito di formare le generazioni future.
L’esperienza ha un valore, certo. Ma quanti di questi insegnanti sono a loro agio, ad esempio, con le nuove tecnologie? Domanda alla quale i dati diffusi da Eurostat, l’istituto europeo di statistica, non danno alcuna risposta. Si “limitano” a confermare come nel 2015 il corpo docente italiano fosse il più anziano d’Europa. I numeri sono riassunti in questa infografica:
La parte verde della barra rappresenta la percentuale di insegnanti con meno di 50 anni. In giallo si va dai 50 ai 54 anni, in arancione dai 55 ai 59. Gli over 60 sono in rosso chiaro, gli over 65 in rosso più scuro. Sì perché in Italia nella scuola primaria, che è quella visualizzata di default ma con il filtro sopra il grafico si può cambiare, l’1,4% degli insegnanti ha più di 65 anni. In questo senso, occorre precisarlo, il record spetta all’Estonia, con il 4,75%. Dove un maestro su venti, insomma, ha tutti i requisiti anagrafici per essere nonno.
A livello europeo, nella scuola primaria solo un terzo dei docenti ha più di 50 anni. E un ulteriore 14% ha tra i 50 ed i 54 anni. Età che ha invece un quinto degli insegnanti italiani impegnati nelle vecchie elementari. Se si selezionano le secondarie, sia di primo che di secondo grado, le proporzioni rimangono simili. La percentuale di professori under 50 europei l’Italia la raggiunge sommando anche la fascia di età tra i 50 ed i 54 anni.
Al capo opposto realtà più piccole, come Malta ed il Lussemburgo. Ma anche Paesi importanti come il Regno Unito, dove l’85% degli insegnanti della scuola primaria ha meno di 50 anni. E se la Brexit ci salverà almeno da questa brutta figura, rimane aperta la domanda: i docenti più vecchi d’Europa sapranno preparare i bambini italiani al futuro?