La lenta uscita dalla crisi porta con sè una ricomposizione dell’economia non osservata, ovvero quella componente delle attività che comprendono il sommerso e l’illegale. Calano le sotto-dichiarazioni di redditi, fatturato e costi alle autorità fiscali da parte delle imprese (-2% sul 2014) mentre segna un nuovo incremento (+1,6%) il lavoro nero.
Nel 2015, anno per il quale ieri Istat ha rilasciato nuovi dati, s’è registrato un brusco calo (-0,5%) di questa componente del prodotto nazionale, che s’è fermata attorno ai 208 miliardi, pari al 12,6% del Pil. Il valore aggiunto generato dall’economia sommersa ammonta a poco più di 190 miliardi di euro, quello connesso alle attività illegali (incluso l’indotto) a circa 17 miliardi di euro; un dato quest’ultimo in costante aumento dal 2012.
Il calo dell’economia non osservata nei conti nazionali è legato a doppio filo con la congiuntura ed è trainato in particolare dalle sotto-dichiarazioni, che pesano per il 44,9% del valore aggiunto. In cifre la stima si riduce è di oltre 6 miliardi, dai 99,5 del 2014 ai 93,2 del 2015. Il valore era rimasto stabile attorno ai 99 miliardi nel triennio 2012-2014 e il nuovo dato è coerente con il quadro di contabilità nazionale aggiornato lo scorso 22 settembre, con un Pil 2015 rivisto verso l’alto di 6,7 miliardi.