Hanno prodotto quasi 131 miliardi di ricchezza, con un contributo vicino al 9% del Pil nazionale, pagato oltre 7 miliardi di Irpef e versato contributi previdenziali per altri 11 miliardi. Sono i 2,4 milioni di immigrati che lavorano da regolari in Italia. Nel 2016 sono poco più di cinque milioni gli immigrati con lo status di “regolare”, dato in crescita di un decimo di punto rispetto all’anno precedente.
Metà del contributo al Pil arriva dal settore dei servizi, oltre 26 miliardi di ricchezza provengono dal manifatturiero; seguono le costruzioni e il commercio, rispettivamente con quasi 12,2 e 11,6 miliardi. Il peso di alberghi e ristoranti sfiora i 10 miliardi e l’agricoltura si ferma a circa 5,5 miliardi. Quasi un lavoratore con cittadinanza non italiana su due svolge una attività che rientra nell’ambito dei servizi e il 17,5% è impiegato nella manifattura. Per finire, i settori dell’ospitalità e ristorazione, l’edilizia e il commercio: ognuno assorbe circa il 10% degli occupati immigrati. Ultima l’agricoltura. In poco più di un terzo dei casi viene svolto un lavoro manuale e non qualificato.