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I campioni dell’Nba puntano sulle startup. Ecco chi investe di più

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In principio erano le case automobilistiche, le linee di abbigliamento e qualche complesso immobiliare in zone esclusive. Ai più importanti giocatori dell’Nba, sembravano questi i migliori investimenti per mettere a frutto quanto guadagnato dall’attività sportiva, in un mercato che solo nella scorsa stagione ha fatturato 7 miliardi di dollari. Da alcuni anni però, al real estate, i grandi cestisti come Magic Johnson, Kobe Bryant, LeBron James e Andre Iguodala, hanno iniziato a preferire il business delle startup tecnologiche. Un settore di cui conoscono bene le potenzialità, avendo giocato nella lega che più di ogni altra al mondo si è affidata alla tecnologia – compresa quella prodotta dalle startup – per migliorare prestazioni e guadagni. Tra le 30 squadre dell’Nba, la maggior parte dei club utilizza, infatti,da anni i big data applicati al basket (come nel caso della startup italiana Myagonism) per massimizzare gli allenamenti.
Molte squadre, poi, hanno anche introdotto innovazioni tech sul fronte della fan experience, dando la possibilità, ad esempio, di vedere le partite attraverso i Google glass. E c’è anche chi si è affidato a nuove tecnologie indossabili per registrare le performance della squadra o si è dotato di sistemi di monitoraggio biometrico per prevenire gli infortuni. Questa rivoluzione tecnologica non è passata inosservata agli occhi dei giocatori che, forti di stipendi molto alti (un caso su tutti Stephen Curry che ha sottoscritto un contratto record dal valore di 210 milioni di dollari), hanno deciso di puntarci con decisione. Così, nel giro di pochi anni, sono aumentati i nomi degli sportivi che hanno all’attivo investimenti in qualche startup, e anche quelli che hanno deciso di aprire fondi di venture capital. Tra questi, ci sono ad esempio Carmelo Anthony, Kobe Bryant e Andre Inguodala che, sul suo profilo Linkedin, si definisce prima «enterpreneur and venture capitalist» e solo dopo «Nba Athlet». Non solo, lo sportivo ha anche dichiarato di aver deciso di giocare con i Golden State Warriors (squadra di Okland) per essere il più vicino possibile alla Silicon Valley così da «respirare l’atmosfera e trovare opportunità commerciali». Una scelta azzeccata visto che, ad oggi, assieme al socio Rudy Cline-Thomas, Inguodala ha investito cifre comprese tra 25mila e 150mila dollari in circa 25 startup nei più svariati settori. Fra queste la piattaforma di trading Trumid, la società di wellness di Arianna Huffington, Thrive Global, e anche la startup dedicata alla salute e alla bellezza Walker & Company.
Si è invece concentrato soprattutto sulle startup sportive un altro cestista della squadra di Okland, Stephen Curry. Dopo aver acquisito una partecipazione nella startup CoachUp che offre allenatori per lezioni private, l’atleta ha deciso, di creare Slyce: una piattaforma per il marketing e l’analisi delle performance dei brand ambassador lanciata nel 2016, e che oggi vale più di 2 milioni di dollari. Risale invece a tre anni fa la scelta di Carmelo Anthony degli Oklahoma City Thunder, di unirsi all’imprenditore sportivo Stuart Goldfath e creare Melo7 Tech Partners. Una società di venture capital con all’attivo già 31 investimenti e 9 exit tra le quali quella di AlphaDraft dedicata agli eSport. Ha scelto di puntare sulle startup hi-tech anche Kobe Bryant che, dopo essersi ritirano nel 2016, ha deciso di investire in modo consistente sul fondo di venture capital chiamato Bryant Stibel Investments (dal nome dell’altro socio) che aveva creato nel 2013. Attualmente il veicolo finanziario ha una dotazione di 100 milioni di dollari, 15 investimenti e due exit. L’aria della Silicon Valley ha, infine, condizionato anche Kevin Durant che dal 2015 ha puntato su tre startup: Postmates, Zenreach e Rubrik, una piattaforma cloud valutata più di un milione di dollari nella quale il campione ha deciso di investire lo scorso agosto.
I giocatori dell’Nba rappresentano un unicum per numero e valore di investimenti, eppure anche atleti di altri sport stanno iniziando a interessarsi al settore della tecnologia. Il caso più recente è il calciatore del Real Madrid Cristiano Ronaldo. A giugno scorso, Ronaldo ha acquisito una delle più grandi agenzie digitali del Portogallo, la Thing Pink, per trasformarla in una nuova società chiamata 7EGEND Venture specializzata in prodotti tecnologici. In Italia invece, l’unico caso noto di sportivo che ha scelto di investire in una startup è quello di El Shaarawy. Il giocatore della Roma è uno dei finanziatori di Satispay, un network di pagamenti che lo scorso aprile ha sottoscritto un aumento di capitale da 30 milioni di euro.
startup@ilsole24ore.com